Ilham Aliyev: dalla crisi economica al periodo “post-petrolifero”

di Giuliano Bifolchi –

aleyev grandeIl crollo dei prezzi del petrolio ha colpito duramente i paesi che avevano fatto delle esportazioni petrolifere la loro fonte di reddito principale; tra questi figura anche l’Azerbaigian, Stato del Caucaso meridionale divenuto uno dei leader mondiali per quel che riguarda il mercato energetico grazie alle proprie fonti di petrolio e gas naturale.
Negli ultimi tempi si sono susseguite una serie di notizie allarmanti in merito allo status di benessere economico del paese; in meno di un anno il Governo di Baku si era infatti visto costretto a svalutare per ben due volte il manat (valuta nazionale) il quale, perdendo notevole potere di acquisto rispetto al dollaro in primis e all’euro, ha causato notevoli problemi per la popolazione azerbaigiana. Come conseguenza della svalutazione e della crisi economica che ha iniziato ad investire il paese, a gennaio l’anno si era aperto con le proteste di piazza (Azerbaigian. Giù il manat e su i prezzi: l’errore di puntare tutto su petrolio e gas) che avevo posto sotto i riflettori lo Stato caucasico il cui futuro era apparso molto incerto a pochi mesi di distanza dall’organizzazione degli European Games Baku 2015, evento di portata internazionale declamato come vero fiore all’occhiello dal Governo.
Negli ultimi giorni l’allarmismo è cresciuto ed un alone di ombra si è andato a depositare sull’Azerbaigian costretto, secondo quanto riportato dal Financial Times, a chiedere un prestito di 3 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale (FMI) ed un miliardo alla Banca Mondiale per evitare la bancarotta. Secondo il giornale britannico, nell’ultimo anno il Governo di Baku ha utilizzato il 60% delle proprie riserve di moneta azera con la speranza che i prezzi del petrolio crescessero trasformando quindi il manat, una delle monete più stabili dell’area negli ultimi 12 anni, in una valuta debole.
Ad intervenire e calmare gli animi, per evitare ulteriori preoccupazioni e proteste di piazza, è sceso in campo direttamente il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, al suo terzo mandato alla guida del paese dopo l’elezione del 2013; in occasione del ventennale del primo Forum della Gioventù dell’Azerbaigian, di fronte ai giovani più promettenti del paese Aliyev ha affermato che l’Azerbaigian sta entrando in un nuovo periodo storico definito “post-petrolifero”, in anticipo di circa 25 anni rispetto alle previsioni degli esperti che avevano identificato nel 2040 l’anno di transizione.
Per il leader azerbaigiano è ovvio che il paese necessiti di serie riforme nel campo economico le quali sono già state iniziate ed aumenteranno maggiormente in modo da far divenire l’economia nazionale uguale a quelle delle economie sviluppate. Grande importanza deve essere data al forte potenziale intellettuale di cui dispone il paese ed alla posizione geografica di vantaggio; oggigiorno, infatti, l’Azerbaigian è un paese di transito di fama mondiale e la sua localizzazione sul Mar Caspio ed in una regione come quella caucasica lo rendono dal punto di vista logistico molto appetibile.
Oltre alla componente logistica, Aliyev ha sottolineato come la cultura e l’educazione dei propri cittadini sono uno dei maggiori vantaggi di cui dispone l’Azerbaigian a tal punto da poter fargli affermare con confidenza che lo sviluppo economico diverrà una realtà. Nei prossimi 2-3 anni, specialmente nella sfera finanziaria, il paese riuscirà a presentare un nuovo modello economico, frutto delle diverse fasi di sviluppo che l’Azerbaigian ha vissuto fin dalla sua indipendenza.
Infatti, come ricordato Ilham Aliyev, negli anni ’90 il Governo di Baku aveva focalizzato la propria attenzione sulla necessità di invertire la situazione economica nazionale e combattere la recessione; secondo il leader azerbaigiano, grazie alla strategia elaborata da suo padre Heydar Aliyev, il paese è riuscito a implementare i propri progetti di sviluppo, tra cui spiccano l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan ed il gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum, in modo da aprire grandi opportunità per la popolazione. Grazie agli introiti provenienti da questi progetti, ha continuato a sottolineare Aliyev, l’Azerbaigian ha potuto realizzare nuove infrastrutture, costruire scuole, ospedali e modernizzare quelle strutture obsolete ereditate dal precedente sistema sovietico. Anche se c’è ancora molto da fare, il leader azerbaigiano ha dichiarato al suo pubblico giovane ed indirettamente a tutto il paese che la maggior parte dei progetti sono stati conclusi oppure ampliati con successo e che i soldi spesi durante questi anni aiuteranno a ridurre la dipendenza dal petrolio.
Aliyev ha sottolineato come le grandi potenze mondiali fondano la propria forza sulla conoscenza, educazione e tecnologia avanzata e quindi, seppur ripone grande fiducia negli scienziati nazionali, attualmente l’Azerbaigian necessita di attrarre all’interno del proprio paese tecnologie avanzate e formare risorse umane altamente specializzate. Da sottolineare come, secondo il pensiero del leader di Baku, queste tre componenti in futuro cambieranno anche la sfera militare che sarà caratterizzata dalla riduzione degli eserciti mantenendo ugualmente, o addirittura ampliando, la loro forza e potenza di attacco; questa dichiarazione potrebbe essere la risposta o spiegazione alla notizia circolata nei giorni scorsi circa la riduzione del budget nazionale riservato al settore Difesa del 40% a causa della crisi economica in un paese attualmente impegnato in un conflitto “congelato” come quello del Nagorno-Karabakh, particolarmente sentito dai cittadini.

Azerbaigian: Standard & Poor’s mette in allarme gli investitori.
Le parole del presidente Ilham Aliyev suonano in primis però come una risposta, ed ovviamente anche come una rassicurazione per i cittadini e per coloro che hanno investito nel paese, all’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P) che ha declassato il rating del debito azerbaigiano di una tacca a livello BB+ ed ha allarmato i potenziali investitori che i bond governativi azerbaigiani sono da considerarsi speculazioni “spazzatura”. La declassazione avrà come effetto quello di che rendere più costoso per il governo di Baku prendere in prestito denaro con l’emissione di obbligazioni. S&P ha dichiarato, inoltre, che prevede una contrazione dell’economia dell’Azerbaigian durante il 2016 sebbene ci sia stata la svalutazione della moneta.
Samir Sharifov, ministro delle Finanze azerbaigiano, con l’intento di tranquillizzare gli investitori, è entrato in polemica con S&P affermando di non accettare il loro rating il quale, secondo il comunicato apparso sul sito web ufficiale del ministero, sarebbe inaccurato e presenterebbe alcune anomalie. Il ministro ha affermato che l’agenzia di rating ha declassato l’Azerbaigian a seguito del crollo dei prezzi del petrolio augurandosi che, con la stessa rapidità ed efficienza, S&P in futuro innalzerà il valore di rating del paese quando il costo delle materie prime aumenterà.