Incontro a Nuova Delhi di Zardari con Singh. Ma rimane ‘congelata’ la questione del ghiacciaio del Kashmir

di Enrico Oliari –

Incontro a Nuova Delhi tra il presidente pachistano Asif Ali Zardari e il premier indiano Manmohan Singh: per la prima volta in 7 anni, a causa dell’altalenarsi di momenti di crisi a momenti di distensione, Zardari si è recato in India in quella che, per quanto sia stata definita una ‘visita privata ‘ (è accompagnato da 40 membri della famiglia), assume rilevanza proprio in funzione del disgelo invocato da più parti.
Zardari ha quindi dichiarato in corso della breve conferenza stampa di auspicare “migliori relazioni con l’India” ed ha spiegato di aver parlato con Singh di diversi argomenti, fra i quali il commercio, che si vorrebbe normalizzato fra i due paesi,  la proposta di ‘congelare’ per il momento l’annoso problema del ghiacciaio del Kashmir, la questione afghana  e quella nucleare, che vede entrambi i paesi muniti di testate atomiche.
All’incontro era stata invitata anche Sonia Gandhi, presidente del partito del Congresso, la quale ha inviato una lettera per scusarsi di non poter intervenire.
Finito l’incontro, Zardari è partito in pellegrinaggio alla volta di Ajmer, in Rajasthan, presso il sepolcro di Khwaja Moinuddin Chishti, il più famoso santo dei musulmani di denominazione Sufi.
Il Pakistan, a maggioranza musulmana, si separò  dall’India immediatamente dopo l’acquisizione dell’indipendenza dalla Gran Bretagna (proclamerà la repubblica nel 1956) e nel 1947 i violenti scontri fra i due gruppi religiosi costrinsero 10 milioni di induisti a fuggire dal Pakistan e 7 milioni e mezzo di musulmani a lasciare l’l’India per spingersi a nord.
Fra i due paesi rimase aperta la questione dell’appartenenza del Kashmir, a maggioranza musulmana ma guidato da un nobile indù: iniziarono le prime forti tensioni fino all’intervento dell’Onu che divise il Kashmir pakistano dal il Kashmir indiano. Da questa nuova separazione rimase fuori, e quindi indefinito, il confine sul ghiacciaio del Siachen, che dal 1984 divenne teatro di un conflitto interminabile. Vi furono inoltre altri conflitti, sempre per una questione di confini, nel 1965 e nel 1971, alla nascita dello stato del  Bangladesh.
La questione del Siachen è tornata alla ribalta proprio ieri per una maxi-valanga che ha travolto un centinaio di soldati pachistani: sul ghiacciaio, che ha una lunghezza di 75 chilometri, si fronteggiano da ormai 18 anni le truppe indiane e quelle pakistane ad un’altitudine elevatissima, basti pensare che sono 3.000 i soldati dislocati nei 150 avamposti posti oltre i 7.000 metri, con temperature che arrivano a toccare i -50° C.
Attualmente, ma bene o male è così dal 1984, le truppe indiane controllano la maggior parte del ghiacciaio con i picchi più alti, a 7.700 metri, mentre i pakistani controllano il passo del Gyong La.
Sono così il freddo e le continue valanghe la prima causa di morte dei soldati di entrambi gli schieramenti: circa 4.000 dall’inizio del conflitto.