Iran ed Egitto verso il ripristino delle relazioni bilaterali

di Silvia Boltuc * –

Il 23 dicembre 2023 il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha raggiunto telefonicamente il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi. Raisi si è congratulato con la controparte egiziana per la sua rielezione nelle recenti presidenziali, marcando un primo passo per un cambio di rotta rispetto ai fragili rapporti fra i due paesi.
Nel corso della telefonata il leader iraniano non ha mancato di discutere gli sviluppi nella Striscia di Gaza, facendo seguito alle dichiarazioni del ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, di inizio dicembre, che chiedevano l’apertura incondizionata del valico di Rafah in Egitto per i residenti della Striscia di Gaza. Secondo il messaggio postato dal diplomatico su X, infatti, l’Iran “si aspettava fortemente che le massime autorità egiziane aprissero incondizionatamente il valico di Rafah per inviare medicine, cibo e carburante all’intera Striscia di Gaza.”.
Il ripristino dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita ha infuso in alcuni contesti regionali un senso di stabilità che aprirebbe le porte ad ulteriori riappacificamenti. In tal senso, fonti locali lasciano intendere che Egitto e Giordania potrebbero essere i prossimi a ristabilire legami con la Repubblica Islamica dell’Iran, grazie soprattutto a due mediatori d’eccezione come l’Oman e l’Iraq.
In generale, i rapporti fra Teheran ed il Cairo sono rimasti congelati a partire dalla Rivoluzione Islamica del 1979, ripresi 11 anni dopo, ma solo a livello di chargé d’affaires.
Molti all’interno dell’Iran avevano accolto positivamente la nuova leadership egiziana della Fratellanza Musulmano a seguito delle dimissioni di Hosni Mubarak del 2011 occorse durante le Primavere Arabe.
Contrariamente alle aspettative, però, il nuovo presidente egiziano, Mohamed Morsi, non vedeva di buon occhio il sostegno iraniano a Bashar Al-Assad in Siria e le frizioni fra Teheran e Riyadh. Di contro, il governo di Teheran era cauta nell’approccio con l’Egitto, alleato sia dell’Arabia Saudita che degli Stati Uniti.
Sullo sfondo di queste dinamiche il riavvicinamento tra la Repubblica Islamica dell’Iran e l’Egitto potrebbe risultare inaspettato. In realtà, il cambio di attitudine dell’Egitto sotto la guida di Al-Sisi nei confronti del governo siriano e la distensione dei rapporti fra l’Arabia Saudita e l’Iran, hanno gettato il seme di una stabilizzazione regionale in virtù non di un allineamento ideologico, ma di interessi regionali comuni.
Per quanto concerne la Palestina, l’Iran ha più volte sottolineato l’importanza della unità islamica lanciando molteplici appelli in sede dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC) e chiedendo azioni tangibili e politiche coese contro gli attacchi israeliani a Gaza ed in Cisgiordania.
L’Egitto, invece, ha più volte espresso la volontà che i palestinesi rimanessero sulla Striscia di Gaza e ‘resistessero’. La mancata apertura del valico di Rafah cela i difficili equilibri regionali e gli interessi di al-Sisi, a metà fra gli alleati occidentali e quelli della Lega Araba. Indubbiamente aprire il valico ed accogliere profughi palestinesi nel Sinai comporterebbe diversi rischi per il governo dell’attuale Presidente egiziano, primo fra tutti che fra i rifugiati possano esserci militanti di Hamas. Il movimento di resistenza islamica di Hamas, infatti, nasce come costola dei Fratelli Musulmani. Al-Sisi, all’epoca capo delle forze armate egiziane, nel 2013 salì al potere grazie ad un colpo di stato che rovesciò proprio il governo di Morsi, leader dei Fratelli Musulmani. Benché le recenti elezioni abbiano confermato la sua presidenza, per il leader egiziano è imperativo mantenere l’ordine interno a scapito di fazioni politiche opposte. In tal senso, il sostegno ad Hamas ed alla resistenza palestinese in generale da parte dell’Iran è per l’Egitto un dossier delicato.
Ciò nondimeno, negli ultimi mesi si sono svolti diversi incontri tra i ministri dei due paesi per discutere la possibilità di sviluppare legami bilaterali. Con Riyadh che ha preferito la stabilità per favorire i suoi progetti visionari e gli Stati Uniti che non sembrano interessati ad ingaggiare in un conflitto aperto con l’Iran, le premesse per un disgelo dei rapporti sono senza dubbio promettenti. In generale, la mediazione di diversi paesi mediorientali in seno alla Lega Araba sta favorendo un generale cambio di politiche nei confronti dell’Iran, frutto anche degli sforzi diplomatici dell’attuale governo della Repubblica Islamica e della sua strategia di “buon vicinato”.

* Report in media partnership con SpecialEurasia.