di Silvia Boltuc –
Nella storica sede di Palazzo Mattei di Paganica, presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana, l’Istituto Culturale dell’Iran e l’ISMEO – Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente, hanno inaugurato la mostra ‘Le prime relazioni culturali tra l’Iran e la Nuova Italia’.
La mostra ha preso il via il 15 febbraio 2024 e si è aperta con il discorso di Adriano Rossi, presidente di ISMEO, Mohammad Taghi Amini, direttore dell’Istituto Culturale dell’Iran e Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.
In un momento storico in cui le relazioni fra Iran ed Italia sono ridotte ai minimi termini a causa della postura geostrategica in antitesi dei due paesi, il presidente di ISMEO ha ribadito la necessità di mantenere vivo il dialogo fra i popoli. Nel suo discorso Rossi ha espresso il rischio dell’interruzione dei rapporti e degli scambi in ambito scientifico, un ambito che dovrebbe essere al di sopra delle contestualità geopolitiche.
Mohammad Taghi Amini ha richiamato gli eventi storici che hanno marcato le relazioni fra i due paesi, dal loro passato imperiale alla loro identità presente di repubbliche. Amini non ha mancato di sottolineare che sono stati proprio i legami culturali quelli che maggiormente hanno caratterizzato le relazioni bilaterali fra Teheran e Roma. La base di queste relazioni, ha continutoa il presidente dell’Istituto Culturale dell’Iran, affonda le sue radici nella storia. Secondo Amini, infatti, l’Iran e l’Italia sono state culla di arte e civiltà. E la fotografia, protagonista di questa mostra, è stata un mezzo potente per la dinastia Qajar per raccontare la sua storia ed i suoi fasti.
Il titolo della mostra fa riferimento alla “Nuova Italia”. È infatti nel 1862 che la missione diplomatica italiana visita l’Iran e realizza le immagini esposte nella splendida cornice della Sala Igea. Amini ricorda che le foto realizzate da ben tre artisti italiani sono tutt’ora in esposizione presso il Palazzo del Golestan, la residenza storica della dinastia reale Qajar, situata a Teheran.
Le relazioni fra Italia ed Iran hanno radici antiche, consolidatesi nel corso del XV secolo, sotto la dinastia Safavide, grazie ad importanti missioni italiane.
Nei diari personali di Naseroddin Shah, della successiva dinastia Qajar, si trovano le testimonianze dei suoi viaggi in Europa e quindi in Italia, marcando la prima visita di un sovrano persiano in Occidente. Fu proprio nel corso di questi viaggi che entrò in contatto e sviluppò la sua passione per la fotografia, cogliendone le potenzialità al punto di istituire all’interno del Palazzo del Golestan uno degli archivi storici ad oggi fra i più ricchi al mondo. Fra gli artisti esposti spiccano i nomi di Antonio Raffaele Giannuzzi, Luigi Pesce e Luigi Montabone, eccellenze dell’arte fotografica italiana.
Il primo accordo commerciale fra Teheran e Roma fu firmato proprio in occasione della visita di Naseroddin Shah in Sardegna.
In conclusione, la mostra vuole ricordare il punto di partenza delle relazioni bilaterali fra due civiltà millenarie le cui storie non hanno mancato di incontrarsi, sovrapporsi ed indubbiamente influenzarsi, nel corso dei secoli. L’auspicio in seno al quale è stata pensata questa esposizione è che al di là delle posture strategiche dei due paesi in tema di politica estera, il dialogo fra i popoli e lo scambio scientifico reciproco fra due civiltà affini possano proseguire scevri dalle crisi diplomatiche a cui la storia recente ci ha abituati.
* Articolo in Media Partnership con SpecialEurasia.