Iran. Non si ferma la repressione nei confronti dei curdi, che chiedono aiuto all’Europa

di Shorsh Surme

A undici giorni dai disordini in Iran che hanno provocato 25 morti e più di 1.200 arresti, i vari leader dei partiti politici curdi chiedono l’aiuto all’Europa per la loro continua lotta per la democrazia in quel paese.
Mustafa Hijri, segretario generale del Partito Democratico del Kurdistan dell’Iran (PDKI), ha scritto in un tweet che “La comunità internazionale ha il dovere di sostenere i popoli dell’Iran nella loro lotta per la democrazia”. Hijri ha sottolineato che “il popolo curdo in Iran appoggia e diffende i manifestanti contro il regime islamista”
Il Partito Democratico del Kurdistan iraniano e altri partiti curdi sono impegnati da tempo nella resistenza armata contro il regime e i Guardiani della rivoluzione islamica, meglio conosciuti come Pasdaran.
Le proteste in Iran sono iniziate il 28 dicembre a scorso a Mashhad, la seconda città più grande del paese situata nella parte orientale, e si diffuse rapidamente in 63 città della Repubblica islamica compreso la regione del Kurdistan dell’Iran.
Decine e decine di curdi iraniani hanno chiuso i loro negozi e sono scesi in piazza nel capoluogo Sanandaj, a Baneh e Mariwan, dopo l’uccisione di due trasportatori “Kolbar” (“colui che trasporta pacchi sulla schienna”) da parte del regime.
Questi ultimi sono stati accusati in modo infondato di importare droga, ed è stato provato che le merci trasportate da questi poveri curdi in un paese che galleggia su petrolio non hanno nulla a che vedere con gli stupefacenti, bensì trasportavano generi alimentari e qualche volta sigarette di contrabbando dall’Iraq allo scopo di mantenere le loro famiglie, con un guadagno di meno di 10 dollari al giorno.
Non dimentichiamo che il Kurdistan iraniano (Rojhalat) è tra le regioni più povere del Paese, un’area discriminata dal potere prima dello scià di Persia ed ora degli ayatollah.
I curdi dell’Iran hanno ricevuto la solidarietà dei loro fratelli del Kurdistan della Siria (Rojava), della Turchia (Bakur) e dell’Iraq (Bashur).