Iraq. Mosul: per al-Abadi ‘è la fine del falso stato dell’Isis’. L’Unhcr denuncia il dramma dei civili

di Guido Keller –

La bandiera irachena è stata finalmente issata su quello che resta dell’antica moschea di al-Nuri (1172), fatta saltare pochi giorni fa dai jihadisti dell’Isis per via del forte significato simbolico, poiché fu lì che il “Califfo” Abu Baku al-Baghdadi proclamò nel 2014 la nascita dello Stato Islamico dopo la caduta di altre città, tra le quali Tikrit e Fallujah.
L’Isis controlla ancora vasti territori in Iraq e in Siria come pure alcune parti d Mosul, ma dopo un’altra giornata di aspri combattimenti il primo ministro iracheno Haidar al-Abadi ha affermato che la conquista del cuore di Mosul rappresenta “la fine del falso stato dell’Isis”.
Mentre ancora vi sono duri scontri in alcuni quartieri e i cecchini continuano a colpire, il generale Abdul Amir Yarallah ha annunciato la conquista del minareto di Hadba e dell’area commerciale di Serchkhana.
I militari controllano uno per uno chi lascia la città poiché fra i civili che escono dalle macerie vi potrebbero essere miliziani all’Isis, ma a far temere sono anche le possibili vendette non tanto da parte dei militari quanto dei miliziani dei gruppi sciiti e sunniti che hanno preso parte alla liberazione della città: come Notizie Geopolitiche ha potuto verificare portandosi sul posto, all’inizio vi è stata un’adesione spontanea della popolazione all’Isis, tanto che nel 2014 erano entrati in città circa 300 jihadsti, in una realtà urbana più grande di Milano, ed a Mosul sono confluiti militari ma anche amministratori pubblici e funzionari dell’ancien régime, cioè dell’era di Saddam Hussein, messi da parte con il cambio di potere nel paese mediorientale.
Sono comunque 850mila gli abitanti di Mosul che negli 8 ultimi mesi, cioè da quando è iniziata la battaglia per riprendere il controllo della città, si sono trasferiti altrove, ed almeno 100mila si sono rifugiati a Raqqa, in Siria, città in queste ore circondata dai curdi dell’Ypg e dalle milizie dell’Sfd.
Vi sono però a Mosul ancora decine di migliaia di civili rimasti intrappolati, e Fred Cussigh dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) ha spiegato che “Quando abbiamo iniziato dalla parte orientale di Mosul abbiamo riscontrato malnutrizione e un gran numero di persone che avevano subito dei traumi, poiché avevano visto con i loro occhi molta violenza”; gli abitanti del centro storico che hanno bevuto l’acqua del Tigri e si sono nutriti di erba. In migliaia sarebbero ancora nelle parti della città controllata dal’Isis.