Israele. Netanyahu certo di vincere le elezioni. E promette ai coloni il rafforzamento degli insediamenti

di Guido Keller –

Ultime ore prima dell’esito del voto che in Israele eleggerà la nuova Knesset, il parlamento: il Primo ministro Benjamin Netanyahu, che è stato fautore dell’anticipazione della consultazione elettorale, è comunque dato come favorito; quanto uscirà dalle urne avrà ripercussioni dirette sul rapporto con i palestinesi, specialmente ora che la Palestina è stata riconosciuta come paese osservatore non membro delle Nazioni Unite, al pari del Vaticano e della Svizzera.
I palestinesi risiedenti in Israele (quelli della Cisgiordania e della Striscia di Gaza non hanno diritto al voto) sono ora in dubbio se voltare o disertare le urne in segno di protesta, ma la Lega Araba ha invitato tutti a recarsi ai seggi proprio per opporsi alla Destra nazionalista israeliana, ovvero a quegli “elementi estremisti che respingono la pace e che vedono negli arabi un pericolo per il loro Stato”, come è stato scritto nell’appello.
Anche fra gli israeliani vi è chi intende protestare per il modo con cui vengono trattati i palestinesi, tanto che è partita in rete l’iniziativa, dagli esiti imprevedibili, di donare il proprio voto proprio ai candidati arabi: la campagna si chiama Real Democracy e, come è spiegato in Facebook, consiste nel “cedere” il proprio voto a chi non avrebbe altrimenti la possibilità di far sentire la propria voce. 
Da canto suo Netanyahu, ormai certo della vittoria, ha dichiarato al giornale ‘Makor Rishon’, diffuso in prevalenza negli insediamenti ebraici, che non farà marcia indietro su nessuna colonia e che “i tempi in cui i bulldozer sradicavano ebrei sono dietro di noi, non davanti a noi: noi abbiamo rafforzato gli insediamenti”.
Il primo ministro ha inoltre dichiarato che “la moratoria (con cui sé stata sospesa la costruzione di nuovi insediamenti, ndr.) si è esaurita. Ha dimostrato che i palestinesi non sono interessati” (alla ripresa di negoziati, ndr), anche perché “l’Autorità nazionale palestinese non è disposta ad impegnarsi alla conclusione del conflitto con Israele, ne’ a riconoscere lo Stato ebraico entro alcun confine”.
Infine Netanyahu si è detto intenzionato a resistere a eventuali pressioni diplomatiche da parte degli Stati Uniti o dell’Europa: “ripiegarsi non è infatti una politica”, ha spiegato.
A dare addosso a Netanyahu c’è tuttavia anche il predecessore dell’attuale premier Benjamin Netanyahu, Ehud Olmert, il quale, pur non essendo candidato, continua ad attaccare l’operato dell’esecutivo corrente: oltre che riservare accuse pesanti per aver sprecato risorse economiche per circa due miliardi di euro in investimenti militari non necessari, ha anche affermato che “l’attuale governo rigetta la pace e non è interessato all’accordo” di pace e che, secondo lui, è necessario un confronto più maturo e consapevole con gli Stati Uniti di Barack Obama, anche in relazione all’attuale crisi diplomatica con l’Iran.