KOSOVO. Su nodo frontiera serbi minacciano barricate

Ansa, 2 dic 12 – 

Continua a restare irrisolta la questione dell’indipendenza del Kosovo dalla Serbia, a pochi giorni dall’entrata in vigore della nuova gestione di regime integrato di controllo della frontiera nel nord del Kosovo. Lo spinoso argomento sara’ uno dei punti principali in agenda nel nuovo incontro fra i premier serbo e kosovaro, Ivica Dacic e Hashim Thaci, in programma martedì 4 dicembre a Bruxelles con la mediazione di Catherine Ashton, capo della diplomazia Ue. I serbi del nord del Kosovo non escludono nuove proteste, blocchi stradali e anche barricate come quelle dei mesi scorsi se non avranno precise garanzie che l’attuazione degli accordi sulla gesitone integrata del confine non si risolvera’ nell’imposizione di una vera e propria linea di frontiera tra Serbia e Kosovo. ”Noi insistiamo nel dire che tale linea di demarcazione e i relativi checkpoint non dovranno in nessun modo trasformarsi in una frontiera”, ha detto oggi Krstimir Pantic, sindaco del settore serbo di Kosovska Mitrovica, la città del nord divisa in due dal fiume Ibar. I serbi non riconoscono l’indipendenza di Pristina e in nessun modo accettano per il Kosovo simboli statali e di sovranita’ quali confini, bandiere, timbri ufficiali, carta intestata e altro. Il nuovo regime di gestione integrata della frontiera (che Belgrado chiama ‘linea di demarcazione fra Serbia centrale e provincia meridionale del Kosovo’) entrerà in vigore il 10 dicembre in tre punti di confine, sui sei previsti. Ogni postazione vedrà in servizio personale kosovaro, serbo e di Eulex, la missione europea. Belgrado chiede che sia il personale europeo ad avere le mansioni direttive ed esecutive. I serbi del nord hanno messo in chiaro che non accetteranno l’imposizione di dazi doganali, l’obbligo di possedere documenti kosovari e il sequestro eventuale delle targhe automobilistiche emesse dalle autorità di Belgrado. Pantic ha detto che se tali richieste non saranno garantite, verranno decise varie forme di disobbedienza civile, con il boicottaggio dei passaggi ufficiali di frontiera e con l’uso di strade alternative, fino ai blocchi e alle barricate.