La carità della società dell’ayatollah Khamenei. E il tesoretto di 95 miliardi

di Guido Keller

khameneiUn’inchiesta della Reuters ha saputo fare il pelo e il contropelo all’ayatollah Ali Khamenei, la guida spirituale della Repubblica islamica dell’Iran e quindi la massima autorità del paese: salito al potere nel 1989, dopo la morte di Roullah Khomeini, il mite uomo religioso ha saputo convogliare flussi ingenti di denaro grazie ad un sistema di scatole cinesi facente capo all’organizzazione Setad Ejaraiye Farmane Hazrate Eman, la quale si è avvalsa soprattutto dell’espropriazione dei beni degli oppositori politici fuggiti all’estero, come pure di appartenenti alle minoranze religiose (in particolare Baha’i), e degli immobili abbandonati (o fatti diventare tali dalla Magistratura compiacente).
La Reuters fa notare che di per sé non esistono prove che Khamenei si sia arricchito personalmente, mentre fu lo stesso Khomeini ad aver affidato alla Setad nel 1989 la gestione dei beni acquisiti: l’idea era che i beni introitati servissero a scopo caritatevole (veterani, vedove di guerra, oppressi ecc.).
Tuttavia da qualche anno a questa parte la società Setad, che fa capo direttamente a Khamenei, si è trasformata in un impero finanziario da 95 miliardi di dollari, cifra che supera il 40 per cento del totale delle esportazioni di petrolio iraniano e persino più alta, in rapporto, ai 35 miliardi che il tribunale rivoluzionario aveva stabilito essere stati sottratti dallo scià Mohammad Reza Pahlavi, nel 1979, paragonabili oggi a 75 miliardi.
I 95 miliardi di dollari della Setad superano di molto anche i soldi reinvestiti dalla stessa società nelle opere pubbliche e caritatevoli, come la costruzione di scuole o l’estensione anche nelle aree remote dell’energia elettrica.