La Grecia del collasso economico stipula contratti per le forniture militari con la Russia. In barba a Nato e Ue

di C. Alessandro Mauceri

Tsipras grandeÈ di oggi la notizia, riportata da alcuni quotidiani (tra cui italian.ruvr.ru), che la Grecia ha firmato un contratto con la Russia per la fornitura di pezzi di ricambio per i sistemi di difesa aerea “TOR-M1” e “OSA-AKM”. A confermarlo anche una fonte militare di Atene, che non ha reso noto l’importo del contratto, ma che ha riferito che “Per la Grecia questo contratto è molto importante perché consente di mantenere il corretto livello di difesa aerea”
Si tratta di un evento fondamentale che inevitabilmente sposta gli attuali equilibri (già in forte evoluzione sotto l’aspetto economico e finanziario) anche sotto il profilo militare.
Equilibri già incerti dopo che nei giorni scorsi la Repubblica Islamica dell’Iran e la Russia hanno sottoscritto un accordo di cooperazione militare. L’accordo è stato ufficializzato, nel corso della visita ufficiale a Teheran del generale d’armata Sergey Shoygu, ministro della Difesa russo, e sottoscritto dal ministro della Difesa iraniano, generale di brigata Hossein Dehqan. L’accordo, come riferito dallo stesso Shoygu, prevede un complesso numero di misure pratiche che va ben al di là di un semplice scambio di delegazioni. Infatti prevede anche la partecipazione di osservatori alle esercitazioni delle truppe e lo scambio di esperienze relative all’attività di peacekeeping e alla lotta al terrorismo.
Entrambi gli accordi vanno ad inserirsi in un ben più ampio programma russo di intese militari iniziato alla fine dello scorso anno con gli accordi tra Russia e Cina: “Abbiamo raggiunto un accordo di cooperazione su molti progetti che riguardano aree critiche”, ha detto Valery Gerasimov, capo dello staff generale delle forze armate russe, dopo aver incontrato Wang Guanzhong, vice capo dello staff generale del PLA (People Liberation Army), l’esercito cinese.
La notizia della stipula di nuovi accordi tra Russia e Grecia conferma ora la volontà, da parte del governo ellenico, di spostare la propria attenzione verso est. A fornire un’ulteriore conferma di ciò è stato il ministro degli Esteri greco, Nikos Kotzias, il quale ha annunciato che Atene non condividerà la decisione dell’Unione Europea di imporre altre sanzioni nei confronti del governo sovietico. Decisione che pare aver ricevuto ampi consensi da parte della coalizione di governo.
Una decisione che è solo la punta dell’iceberg della politica militare del nuovo governo ellenico: “Chiudere tutte le basi straniere in Grecia e uscire dalla Nato”, è questo il punto 40 del programma ufficiale di Syriza, il partito del nuovo primo ministro greco.
Programma, com’è facile immaginare, condiviso pienamente dalla Russia: Gazprom, che ha una base operativa ad Atene e molte altre aziende russe si sono dette pronte ad incrementare gli investimenti nelle attività greche e Putin si è detto pronto a finanziare diversi progetti in Grecia, tra i quali il restauro del grande monastero russo sul monte Athos.
Non è quindi un caso se lo scorso 28 gennaio, in occasione della nomina di Alexis Tsipras, il primo ambasciatore in Grecia ad essere stato ricevuto per le congratulazioni di rito è stato quello russo, Andrey Maslov, mentre sa un po’ di di machiavellica la risposta data dal premier greco a chi gli chiedeva se si sarebbe rivolto a Mosca per aiuti: “Siamo coinvolti in negoziati sostanziali con i nostri partner in Europa e con chi ci ha prestato denaro – ha detto Tsipras -. Abbiamo delle obbligazioni verso di loro. Al momento non ci sono altri pensieri sul tavolo”. Gli “aiuti” di cui parlava il premier sono 240 miliardi dati dall’Ue in cambio di un solido piano di riforme improntate sull’austerità.
Tra le prime dichiarazioni del neo-primo ministro vi è stata l’intenzione di chiedere all’Unione europea la fine delle sanzioni contro la Russia.