Libano. Dimissioni Hariri: Arabia Saudita, Bahrein e Kuwait invitano i cittadini al rientro

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Dopo che il premier libanese Saad Hariri è stato costretto con la forza alle dimissioni in Arabia Saudita, cosa documentata dal nostro giornale, il presidente Michel Aoun ha fatto sapere che non accetterà di riconoscere il passo indietro del premier fino a quando non lo avrà incontrato di persona ed avrà rassegnato a lui le dimissioni, come d’altronde prevede la Costituzione.
Lo scorso 4 novembre Hariri, nel suo secondo viaggio a Riad in 5 giorni, era stato prelevato con la forza e costretto a leggere in diretta su al-Arabiya un foglio, tra l’altro scritto con accento saudita, in cui rassegnava le proprie dimissioni.
Alla base di quanto accaduto vi è la nomina da parte di Hariri dell’ambasciatore libanese in Siria, Saad Zakhia, un’iniziativa che di fatto riconosce il governo di Damasco. Anche Geagea, leader del Partito delle forze libanesi cristiane, aveva dichiarato che “nonostante la nomina si tratti di una routine, non accetteremo mai che presenti le sue credenziali a Bashar al-Assad”.
Alla comprensibile presa di posizione di Aoun, Arabia Saudita, Kuwait e Bahrein hanno chiesto ai rispettivi cittadini di lasciare “immediatamente” il Libano.
Al momento Hariri si trova ancora in Arabia Saudita, secondo alcuni giornali trattenuto contro il suo volere, ma i media sauditi hanno mostrato foto che lo mostravano dialogare il re Salman, con l’emiro degli Emirati Arabi Uniti ad Abu Dhabi e oggi con l’ambasciatore francese nel regno saudita.
Anche il partito di Hariri, il Movimento per il futuro, ha chiesto il suo rientro in Libano.