Libia. Continuano aspri gli scontri. Centro migranti tra il fuoco delle due parti

di Vanessa Tomassini

TUNISI. Dopo l’ingresso di nuove forze a supporto di entrambi gli schieramenti, il conflitto in e intorno a Tripoli tra il Libyan National Army del maresciallo Khalifa Haftar e le forze allineate al Governo di Accordo Nazionale prosegue ininterrottamente, facendosi sempre più accesso. Gli scontri continuano ad interessare diversi fronti. Ad Azizia, tornata tra venerdì e sabato sotto il controllo delle forze di Fayez al-Serraj, martedì notte è partita la controffensiva dell’LNA che ha visto aggiungersi tra le proprie file oltre 150 mezzi partiti da Zintan sotto l’egida dei generali Idris Madee e Mokhtar Farnana, contro l’esercito centro-occidentale sotto l’egida di Mohammed el-Haddad ed Osama al-Juwaili, a cui si sono aggiunti invece gruppi provenienti da Janzour, Zawiya e Suq al-Jumaa, inclusa l’ottava brigata Nawasi.
Nel gioco di alleanze tra le due fazioni, va ricordato che la città di Zintan resta ancora oggi divisa, se una buona parte segue le direttive di Osama al-Juwaili, molti gruppi restano fedeli al maresciallo Haftar, così come a Warshefana, nonostante l’offensiva del GNA nell’entroterra di Tripoli, nel novembre 2017, da parte della coalizione che comprendeva non solo le forze di Zintan, ma anche le milizie di Haitham al-Tajouri. Anche se apparentemente “anti-crimine”, l’operazione servì anche a minare i gruppi affiliati all’LNA nella zona, oggi di nuovo schierati contro al-Serraj. In questo contesto è opportuno ricordare inoltre che le milizie di Zintan sono state responsabili della chiusura di oleodotti vitali che collegano i giacimenti di Sharara e El Feel nel sud-ovest della Libia ai terminali costieri dalla fine del 2014, causando la perdita di oltre 20 miliardi di dollari di entrate, secondo la National Oil Corporation.
La Tripoli Protection Force, in particolare la Brigata dei Rivoluzionari (TRB) e la sicurezza centrale di Abu Selim (Ghani), con il supporto delle forze nazionali di Misurata, continuano a combattere lungo la strada dell’aeroporto internazionale, Tariq al-Matar, con frequenti avanzamenti e ritirate. Pesanti bombardamenti indiscriminati sono stati riportati ieri pomeriggio dai residenti nella zona della moschea al-Kahili ad Ain Zara.
Malgrado le accuse e le dichiarazioni della stampa sempre più schierata, è impossibile determinare in questo momento le responsabilità, considerato il caos che scaturisce dalle eterogenee forze sul campo. Video di scontri violenti sono arrivati anche da al-Hira, a sud di Gharian.
Preoccupazione è stata espressa per gli eventi che si sono verificati a Qasr Bin Gashir, dove un centro di detenzione migranti è rimasto per diverse ore al centro di violenti scontri. La Routers, citando il proprio inviato sul posto, ha affermato che diversi immigrati sono rimasti feriti. UNHCR, ribadendo grande apprensione, ha affermato di aver tentato per giorni di trasferire gli immigrati detenuti in un posto più sicuro, come il centro di Zintan, senza successo. Quanto accaduto è stato fermamente condannato dal primo ministro Fayez al-Serraj che ha puntato il dito ovviamente contro l’LNA invitando per la seconda volta la comunità internazionale ad inviare un comitato d’inchiesta. Vista la situazione di stallo sul terreno, la guerra continua nei cieli. Ieri l’LNA ha abbattutto un Mirage F1 decollato da Misurata, dopo che questo avrebbe cercato di bombardare al-Jufra, ma la notizia è stata smentita dal governo di al-Serraj, mentre il comando generale dell’esercito orientale ha pubblicato foto e video del relitto.