Libia. L’Isis dichiara guerra ai jihadisti di Tripoli. Perché vogliono il controllo dell’intero paese

di Guido Keller –

libia isis grandeSi aggiunge un nuovo elemento nel caos della crisi libica: le milizie jihadisti dell’Isis hanno oggi dichiarato guerra a Tripoli comunicando che “Gli apostati di Fajr Libia devono sapere che si sta preparando una guerra che li eliminerà dalla faccia della Terra, a meno che non si ravvedano e ritornino alla vera religione”.
Fajr Libia, cioè “Alba della Libia”, è una sigla che raccoglie diversi gruppi islamisti e jihadisti fra i quali Ansar al-Sharia, i quali governano oggi Tripoli dopo averla sottratta, insieme alle milizie della tribù di Misurata, alle forze della tribù di Zintan.
La situazione vede quindi una sorta di tutti contro tutti, in un paese fortemente diviso in tribù, dove ognuno cerca di rimanere a galla e di prendere il più possibile, appoggiandosi anche a traffici illeciti come quello degli esseri umani, della droga e delle armi.
La minaccia dell’Isis, che in Libia controlla parte dell’area di Bengasi e le città di Derna e di Sirte, si concretizzerebbe innanzitutto con l’attivazione di “cellule dormienti” a Tripoli, e già ieri un kamikaze tunisino si è fatto esplodere nei pressi di un posto di controllo a al-Dafiniyah, uccidendo cinque combattenti di Fajr Libia e ferendone altri sette.
Non si tratta dei primi segnali che mettono alla luce i contrasti fra le due realtà jihadiste: in gennaio era stato l’Isis a rivendicare l’attentato all’hotel Corinthia di Tripoli, costato la vita a nove persone e che aveva come obiettivo l’allora premier del governo “di Tripoli” Omar al-Hassi, il quale era tuttavia scampato all’attacco.
I miliziani dell’Isis stanno quindi cercando di destabilizzare ulteriormente una situazione già destabilizzata, mentre dal punto di vista militare starebbero puntando a conquistare la provincia di Jaffra, zona importante dal punto di vista strategico in quanto vicina al giacimento di petrolio di al-Mabruk. Vogliono, insomma, espandersi il più possibile per prendere il controllo dell’intero paese e quindi destabilizzare le aree circostanti, a cominciare dalla Tunisia, dall’Algeria, dove vi sono aree e gruppi sensibili all’idea del Califfato.
Benchè le minacce di oggi interessino i nemici, comprensibilmente l’esecutivo “di Tobruk”, riconosciuto dalla comunità internazionale e guidato da Abdullah al-Thani, ha rinnovato in queste ore la richiesta alla “comunità internazionale, Lega Araba e Consiglio di Sicurezza dell’Onu” di intervenire e decidere “passi concreti urgenti per sostenere la Libia nella guerra contro il terrorismo”. Per l’ennesima volta è stata invocata la “revoca dell’embargo sulle armi dell’esercito libico che combatte il terrorismo da un anno”, anche perché, come da Tobruk è stato già fatto notare, armi continuano a convergere via mare e soprattutto attraverso il Sahel su Tripoli, il cui governo è riconosciuto solo da Turchia e Qatar.