LIBIA. Parata a Tripoli, mentre a Bengasi si combatte. L’Isis uccide il capo dell’intelligence “di Tripoli”

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Libia milizieLe trattative condotte dal delegato dell’Onu per la crisi libica Bernardino Leon per districare la crisi libica sembrano essersi insabbiate a causa della mancanza di disponibilità del governo “di Tripoli” di accettare le condizioni presentate. Questo al netto del fatto che i rappresentanti delle tribù di Misurata, i cui miliziani hanno conquistato insieme alle milizie islamiste di Alba della Libia oltre un anno fa la capitale libica, abbiamo dimostrato di recente un’apertura all’ipotesi di governo di unità nazionale.
Oggi a Tripoli si è tenuta una parata militare nel quarto anniversario della battaglie lanciate contro il regime di Muhammar Gheddafi, una mossa per comunicare alla comunità internazionale la propria determinazione a non cedere ad un compromesso.
Il governo “di Tripoli”, islamista, è presieduto da Khalifa al-Ghweil ed è riconosciuto solo da Qatar e da Turchia, mentre quello “di Tobruk”, frutto delle elezioni del giungo 2014, è guidato da Abdullah al-Thani ed è riconosciuto dalla comunità internazionale.
Le ultime notizie parlano di pesanti scontri avvenuti nella zona di Bengasi, dove i miliziani di Ansar al-Sharia coadiuvati da quelli della Shura dei Rivoluzionari (forze appartenenti ad Alba della Libia e quindi “a Tripoli”) hanno preso d’assalto la caserma delle Forze speciali di al-Leithy: fonti mediche parlano di “16 militari uccisi”, e l’esercito riferisce di “almeno 7 miliziani morti”.
Ieri in un attentato avvenuto a Misurata presso la moschea Ayeb, portato a termine con un’autobomba, è rimasto ucciso il capo dei servizi segreti “di Tripoli”, Taher al- Wesh: l’attacco è stato rivendicato dal Daesh (Isis), che già in passato aveva tentato di uccidere esponenti “di Tripoli”, fra i quali l’allora premier Omar al-Hassi.
Potrebbe trattarsi della risposta ai numerosi raid dell’aviazione “di Tripoli” lanciati negli ultimi giorni sulle postazioni dello Stato Islamico.