L’Isis prende Palmira e controlla oltre la metà della Siria. Si teme per il patrimonio archeologico

di Guido Keller –

Palmira isis grandeL’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione vicina alle opposizioni e con sede a Londra, ma che in più occasioni ha dato prova di avere il polso della situazione, ha comunicato oggi che nella loro avanzata i jihadisti dello Stato Islamico hanno preso la città siriana di Palmira, importante sito archeologico, ma anche punto strategico in quanto crocevia che porta a ovest a Homs e a est all’Iraq; il nuovo posizionamento dei miliziani fa presagire come prossima la battaglia per la conquista di Damasco, che dista a soli 200 chilometri. Di fatto ora lo Stato Islamico si estende per più della metà della Siria, cioè per 95mila chilometri quadrati, 9 province.
L’antica città, dagli importanti reperti archeologici risalenti all’epoca romana ma non solo, ha anche un valore simbolico e rischia di essere distrutta o depauperata, com’è accaduto in Iraq a Nimrud, Hatra e Ninive.
Nei giorni scorsi, mentre i militari di Damasco resistevano il più possibile all’impeto delle forze jihadiste, si è cercato di salvare il più possibile delle opere asportabili, come pure sono stati messi in salvo i 60mila abitanti della città moderna.
Lo ha confermato Maamoun Abdulkarim, direttore delle Antichità e dei musei siriani, il quale ha rassicurato che “centinaia e centinaia di statue che temiamo vengano distrutte e vendute sono ora in luoghi sicuri”.
Sono poi partiti i raid aerei di Damasco, che hanno colpito il centro della città moderna, ma al momento non si hanno dati più precisi.
Anche i miliziani dell’Isis hanno comunicato via twitter che vi sono stati aspri combattimenti nei quali “abbiamo lasciato indietro molti dei loro morti”. Ancora una volta i jihadisti hanno messo on line le foto con festeggiamenti e decapitazioni; le notizie che arrivano indicano che a Palmira è stato imposto il coprifuoco, che non arriva la corrente elettrica e che sono in corso rastrellamenti alla ricerca di miliziani lealisti e militari governativi ancora in città. Di continuo vengono lanciati appelli a non collaborare con “le bande di al-Assad”; al momento non vi sono state distruzioni dei siti storici, patrimonio dell’Unesco.