L’ombra di nuove elezioni incombe sulla Spagna

di Lorenzo Nicolao –

iglesias con sanchezBARCELLONA – Pedro Sanchez è sempre convinto di farcela, eppure formare un governo riformista e di cambiamento diventa ogni giorno più difficile.
L’intento è chiaro, trovare un patto di coalizione accettabile sia per i liberali di Ciudadanos, sia per i riformisti di Podemos. Collaborazione e numeri necessari per arginare la maggioranza individuale partitica del Partido Popular, forza politica dell’attuale primo ministro Mariano Rajoy.
Da una parte è evidente che l’attuale capo dell’esecutivo non possa rimanere al governo, viste le tante fratture interne al PP aggravate dai ripetuti scandali di corruzione.
Un cambio al vertice è necessario, se non all’interno del PP, sicuramente per governare il Paese.
Purtroppo dall’altra parte ogni sforzo del leader dei socialisti Pedro Sanchez sembra vano, al di là di ogni suo sforzo.
Il portavoce del parlamento di Ciudadanos ha parlato chiaramente ai giornalisti spagnoli. “E’ impensabile che sulla base di determinati programmi politici ed esplicite ideologie divergenti, elettori e deputati di Ciudadanos possano accettare la presenza di Podemos nel governo – ha detto Juan Carlos Girauta – Ogni ragionamento di buon senso impedisce che questa maggioranza si possa realizzare senza un mero gioco machiavellico rivolto ai semplici numeri per governare. Podemos è un partito populista e separatista, lontano dai nostri principi.”
Se quindi il leader Pablo Iglesias accusa Albert Rivera e il suo partito di massimalismo, nessun passo indietro farà Podemos per smussare le esplicite dichiarazioni a favore dei separatismi spagnoli, su tutti quello catalano e quello basco, ma solo in chiave economica come massima concessione. Come hanno più volte dichiarato i vertici del partito infatti, Podemos è l’unico grande partito, tra i quattro che si sono divisi la maggior parte dei seggi alle elezioni del 20 dicembre, favorevole ai referenda indipendentisti.
Un governo non sembra quindi essere possibile nel breve termine, sebbene i leader dei principali tre partiti, escluso PP, siano pronti questa settimana, per la prima volta dopo le elezioni, a incontri trilaterali.
Il re Felipe non accetterà ulteriori perdite di tempo, di fronte a un Paese ancora non incolume dagli sballottamenti della finanza e dei mercati internazionali e dove la Spagna non può agire in chiave politicamente significativa, costituzionalmente a causa di un governo meramente in funzione per fini ordinari.
Il documento di bilancio deve essere già preparato quanto prima, almeno entro la fine di giugno. Dopo oltre tre mesi l’ombra di nuove elezioni sembra essere l’unica soluzione radicale per la svolta.
Di fronte alle chiusure di Ciudadanos però, Pedro Igleasias ha mostrato nelle ultime ore segni di maggiore apertura e dialogo, ma basteranno questi a sbloccare la politica nazionale con un governo di coalizione dalle larghe intese alla Valenciana? Senza prendere ovviamente in considerazione tutti gli sviluppi politici nazionali, e soprattutto regionali, che condizioneranno l’agire del nuovo potenziale esecutivo.

Twitter: @LolloNicolao