Maldive. Il ruolo strategico dell’arcipelago tra India e Cina

di Alberto Galvi

Il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar si è accordato con la sua controparte maldiviana Abdulla Shahid per il finanziamento e l’attuazione del GMCB (Greater Malé Connectivity Project). Il denaro con cui l’India finanzierà questo progetto sarà attraverso una sovvenzione di 100 milioni di dollari e una linea di credito di 400 milioni di dollari.
Il progetto GMCB è un ponte con un collegamento sopraelevato che collegherà la capitale maldiviana Malé con le vicine isole di Villingili, Gulhifahu e Thilafushi e sarà lungo 6,7 km.
Il progetto comprende anche altre opere come la costruzione di un porto a Gulhifahu e una zona industriale a Thilafushi.
Più che il ponte, è l’entità dei prestiti dell’India e il ruolo che gli è destinato di svolgere nello sviluppo delle Maldive a sminuire il ruolo cinese nelle stesse. L’arcipelago ha avviato progetti per la realizzazione di strutture di vario tipo utilizzando fondi e materiali da costruzione cinesi attraverso la Belt and Road Initiative, un’iniziativa strategica cinese per il miglioramento dei suoi collegamenti commerciali e di trasporto dall’Europa all’Asia via terra e via mare.
In precedenza sotto l’ex presidente Abdulla Yameen le Maldive ottenevano prestiti da Pechino e appaltavano ad imprese cinesi progetti infrastrutturali. L’India e molti altri Paesi hanno accusato la Cina di sfruttare Stati come le Maldive, attraverso debiti insostenibili.
Yameen è stato successivamente condannato per riciclaggio di denaro con una pena detentiva di cinque anni, che è scattata a partire da febbraio di quest’anno.
L’ex presidente è stato ritenuto colpevole di aver assegnato contratti di costruzione a società cinesi a prezzi gonfiati.
Le Maldive si trovano vicino alle principali rotte marittime, inclusa la rotta di navigazione est-ovest attraverso la quale viene trasportato gran parte del petrolio in tutto il continente asiatico.
Il ruolo strategico di questo arcipelago di 1.192 isole coralline ha attirato l’attenzione delle grandi potenze, in particolare dell’India e della Cina.
Il governo indiano ha esercitato per decenni una forte influenza sul governo delle Maldive ed è stato solo dopo che Abdulla Yameen è diventato presidente nel 2013 che l’arcipelago ha iniziato ad uscir fuori dalla sfera di influenza indiana ed è entrata in quella cinese.
L’India ha cercato di riconquistare l’influenza diplomatica sulle Maldive da quando il presidente Ibrahim Solih ha assunto il potere dopo aver sconfitto Yameen nelle elezioni presidenziali del 2018. Il presidente nelle Maldive viene eletto direttamente dalla maggioranza assoluta del voto popolare in due turni se necessario per un mandato di cinque anni e può essere rieletto per un secondo mandato.
Con Ibrahim Solih le Maldive hanno cercato di ripristinare le relazioni con l’India nel tentativo di indebolire la dipendenza dell’arcipelago dalla Cina.
Per capire quanto è forte l’influenza cinese sulle Maldive, bisogna ricordare che la Exim Bank cinese ha chiesto al governo maldiviano di rimborsarle 10 milioni di dollari.
Se questo debito non dovesse essere estinto, ciò equivarrebbe a un default, che avrebbe un impatto sulle sue riserve commerciali e di valuta estera.
L’economia delle Maldive dipende inoltre dal turismo e la Cina è una delle principali fonti di turisti che vanno nell’arcipelago a passare le vacanze.
Il governo di Ibrahim Solih per cercare di ridurre la dipendenza del suo Paese dalla Cina sta cercando di diversificare l’economia al di là del turismo e della pesca, riformando la finanza pubblica, aumentando le opportunità di lavoro e combattendo la corruzione.