Mauritius. L’ennesima monarchia informale?

di Rodolfo Kiran –

jugnauth-aneroodColpo di scena nel panorama politico di una delle repubbliche più stabili del continente africano, che potrebbe portare ad un inasprimento dei rapporti tra maggioranza ed opposizione. Ad accendere la miccia è stato lo scorso 8 ottobre l’annuncio del primo ministro di Anerood Jugnauth di non voler giungere alla fine naturale del suo mandato nel 2019.
Una decisione principalmente dovuta all’età di Jugnauth, che con i suoi ottantasei anni è uno dei primi ministri più anziani del mondo. Una età che per stessa ammissione dell’interessato mal si concilia con gli impegni e le energie richieste dalla carica di capo dell’esecutivo.
Sebbene non sia stata contestualmente indicata una data entro cui egli possa rassegnare le proprie dimissioni, è molto probabile che essere possano essere presentate entro la fine del mese, con l’intento di facilitare una successione pilotata sempre all’interno del partito di governo Movimento Socialista Militante (MSM).
Il principale candidato alla successione è il figlio di Jugnauth, Pravind, attualmente ministro delle Finanze nel gabinetto del padre; ad indicare una continuità politica, ma sopratutto familiare, che poco ha a che fare con i capisaldi della democrazia repubblicana, ma invece molto di più con una monarchia informale.
Ad ogni modo l’avvicendamento alla testa del governo ha già trovato una intesa di massima con gli altri due leader della coalizione quali Xavier-Luc Duval del Partito Social Democratico (PMSD) e Ivan Collendavelloo del Muvman Liberater (ML). Un accordo che se confermata anche dal voto parlamentare (la maggioranza controlla 47 seggi su 70), potrebbe evitare al presidente della repubblica Amenah Gurib Fakim di indire nuove elezioni, dato che in linea con quanto prescritto dalla costituzione in caso di dimissioni del primo ministro in carica, la presidenza della repubblica non ha l’obbligo di indire nuove elezioni qualora i membri del parlamento riescano ad esprimere un nuovo capo del governo.
Quello del MSM-PMSD-ML è un progetto politico ambizioso che se da un lato dovrebbe garantire alla maggioranza di poter giungere agevolmente alla scadenza naturale del mandato legislativo, dall’altro non sembra lasciare molti margini di manovra ai partiti di opposizione, costretti a subire un delicato passaggio istituzionale, che potrebbe rappresentare un pericoloso precedente.
jugnauth-pravind-grandeNon sorprende quindi la presa di posizione del leader del Movimento Militare Mauritius (MMM), Paul Bérenger, deciso a richiedere ufficialmente la convocazione di nuove elezioni al presidente Fakim, sebbene non sia supportato da un appiglio normativo-costituzionale. In caso di insuccesso delle iniziative dell’opposizione c’è da attendersi una mobilitazione continua nei prossimi mesi dei partiti contrari all’avvicendamento tra vecchio e nuovo capo del governo che ha le sembianze di una successione dinastica.
Qualunque sia la strada istituzionale che le Mauritius dovessero decidere di intraprendere per la scelta del nuovo capo dell’esecutivo, è auspicabile che questo avvenga in tempi brevi e certi, per evitare sterili stalli e un ulteriore peggioramento dello scontro politico dagli esiti imponderabili nonostante la storia stabilità politica che contraddistingue il paese.
Dal punto di vista politico, il passo indietro annunciato da Jugnauth, ha un profondo significato storico con l’archiviazione di una importante pagina nella politica nazionale, che va oltre la nomina di un nuovo esecutivo. Esso difatti significa un passaggio di poteri generazionale tra due modi forzatamente diversi di vedere il mondo e di come far sviluppare il paese nei prossimi anni. Se la maggioranza è riuscita a far convogliare le aspettative delle sue diverse anime su Pravind Jugnauth, l’opposizione ancora non è riuscita a proporre un nome nuovo e condiviso da tutti. Una scelta è quindi quantomeno necessaria per non rischiare anzitempo di perdere anche le elezioni del 2019.

Nella prima foto: il premier Anerood Jugnauth 
Nella seconda foto il ministro delle Finanze Pravind Jugnauth.