Niger. Golpe dei militari, deposto il presidente Bazoum

di Guido Keller

Situazione delicatissima in Niger, dove i militari del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (CLSP) hanno attuato un golpe e deposto il presidente Mohamed Bazoum. In un messaggio sulla tv nazionale il colonnello Adbrouhame Tchiani ha dichiarato il coprifuoco notturno in tutto il paese, nonché la sospensione della Costituzione e di “tutte le istituzioni”. Chiusi anche i confini.
Tutto è iniziato con l’ammutinamento della Guardia presidenziale, i cui uomini hanno circondato il palazzo del presidente e sono entrati in un conflitto a fuoco con i militari dell’esercito, un’azione “per porre termine al regime che conoscete”, in un quadro di “continuo deterioramento della situazione della sicurezza e di incapacità di gestire la crisi economico-sociale”.
Il colonnello, che in televisione è apparso insieme ad altri 9 militari, ha comunque sottolineato che il Niger si atterrà ai propri impegni presi con i partner internazionali e che gli arresti sono avvenuti “nel pieno rispetto dei diritti umani”, per cui nessuno sarebbe rimasto ucciso o ferito.
Tehiani ha anche chiesto ai paesi stranieri di non intervenire, ma gli Usa hanno già fatto sapere attraverso il segretario di Stato Antony Blinken “il pieno sostegno al presidente Mohamed Bazoum e alla democrazia del Niger”, sottolineando che “il partenariato economico e di sicurezza in atto con gli Stati Uniti dipenderà dall’esistenza di un governo democratico e dal rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani”.
Condanna all’ennesimo golpe africano anche dal segretario Onu Antonio Guterres, il quale ha chiesto il rilascio immediato di Bazoum, presidente eletto in modo democratico.
Il socialista Bazoum era una figura considerata vicina all’occidente, ed in Niger si trova un’importante base aerea francese, strategica per tenere sotto controllo i movimenti jihadisti e criminali del Sahel.
Condanna per il colpo di Stato è stata espressa anche dall’Ecowas, la Comunità degli Stati dell’Africa occidentale, ed è stato annunciato un tentativo di mediazione da parte del presidente del Benin, Patrice Talon.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha reso nota la presenza in Niger di circa 170 italiani, tutti già “contattati dall’Unità di crisi della Farnesina”. Ha anche ricordato che nel paese è presente un “nostro contingente militare, che però non si trova nel luogo degli scontri”.