“No” dell’Italia all’Unesco sulla mozione per Gerusalemme

di C.Alessandro Mauceri –

L’Italia ha deciso di votare “no” alla mozione dell’Unesco su Gerusalemme. “Ho dato precise istruzioni di voto al rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unesco: votare “no” contro l’ennesima risoluzione politicizzata su Gerusalemme, tra l’altro nel giorno di un’importante festa nazionale israeliana”, ha detto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, il quale ha aggiunto che “L’Unesco non può diventare la sede di uno scontro ideologico permanente in cui affrontare questioni per le cui soluzioni sono deputate altre sedi. Coerentemente con quanto dichiarato a ottobre noi, dunque, voteremo contro la risoluzione, sperando che questo segnale molto chiaro venga ben compreso dall’Unesco”.
Questo tema era già stato discusso pochi mesi fa ed era stato oggetto di un’accesa controversia tra l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (ora presidente del Consiglio). Il 18 ottobre, in merito alla risoluzione adottata sui luoghi santi di Gerusalemme, il presidente del Consiglio aveva condannato aspramente il comportamento del suo ministro che aveva preferito non prendere una posizione netta sul documento dell’Unesco.
La disputa, ora come allora, verte sostanzialmente sul fatto che la risoluzione fa riferimento ai luoghi santi della Città Vecchia con il solo nome arabo. Una decisione che non terrebbe conto dell’identità ebraica di siti fondamentali. Il “Monte del Tempio di Re Salomone”, ad esempio, primo luogo sacro per l’ebraismo, è indicato solo con il termine musulmano al-Haram al-Sharif o “Spianata delle moschee” (terzo luogo sacro per l’Islam, dopo la Mecca e la Medina).
Ad ottobre, la risoluzione presentata dai Palestinesi insieme ad Egitto, Algeria, Marocco, Libano, Oman, Qatar e Sudan era stata approvata con il voto favorevole di 24 paesi, sei contrari (Usa, Germania, Gran Bretagna, Lituania, Estonia, Olanda) e 26 astenuti, tra cui l’Italia. Dopo la votazione, il ministro dell’istruzione israeliano Naftali Bennett decise di sospendere “tutte le operazioni” dell’organizzazione dell’Onu per l’educazione, la scienza e la cultura. Lo stesso premier Benyamin Netanyahu aveva definito la mozione “assurda”.
Il comportamento del ministro Gentiloni aveva scatenato le ire dell’allora premier Renzi che aveva definito questo comportamento “allucinante”. “Ho chiesto al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni di vederci subito al mio ritorno a Roma. E’ incomprensibile, inaccettabile e sbagliato”. Immediato l’apprezzamento del portavoce del ministero gli Esteri israeliano Emmanuel Nahshon: “Ringraziamo e ci felicitiamo con il governo italiano per questa importante dichiarazione”.
La nuova versione della risoluzione votata dall’Unesco ha reso ancora più marcato i termini della prima, arrivando a contestare apertamente la sovranità israeliana sull’intera Gerusalemme e decretando la nullità di qualsiasi decisione presa dalle autorità di Tel Aviv sui siti della città.
La risoluzione dell’Unesco stabilisce che in base a questo stato di cose, era nulla qualsiasi decisione presa su Gerusalemme dalle autorità israeliane (Knesset, Corte Suprema ecc.). E non solo dal punto di vista religioso o culturale.
Dal punto di vista culturale sono molti i luoghi santi ebraici ad essere “parte integrante della Palestina”. Ma la questione non è solo culturale: tutti i principali organi di governo israeliani hanno sede a Gerusalemme.
In vista del voto, la vice ministro degli Esteri israeliana, Tzipi Hotovely, aveva chiesto ai 58 paesi membri del comitato esecutivo dell’Unesco di non contribuire a propagare “una storia falsa” dicendo “L’Unesco è stato a lungo politicizzato e purtroppo è diventato uno strumento al servizio della propaganda palestinese contro Israele”.
Un invito che è stato colto dal governo e dalla delegazione italiana che ha votato un “no” secco. Una decisione che ancora una volta è stata accolta positivamente da Israele: “La posizione italiana – ha detto l’ambasciatore d’Israele all’Unesco, Carmel Shama-Hacohen, al giornale Times of Israel – rappresenta senza dubbio uno sviluppo positivo che dovrebbe far capire agli altri, tedeschi per primi, che negoziare un testo al ribasso con gli arabi è un errore non solo per Israele, ma anche per diversi paesi dell’Unione Europea”.
Non è la prima volta che la “questione palestinese” viene votata dall’organismo sovranazionale. Nel 2015 il comitato esecutivo dell’Unesco aveva approvato una risoluzione che condannava la gestione israeliana della spianata delle moschee di Gerusalemme, solo un cambiamento dell’ultimo minuto aveva evitato che il Muro del Pianto divenisse parte integrante della moschea di al-Aqsa e quindi luogo di culto islamico.  
La decisione dell’Italia aveva scelto l’astensione anche in occasione del voto per l’ingresso della Palestina nell’Unesco, il 31 ottobre 2011.