Nuove tensioni sullo stretto di Hormuz. Ma è ormai pronto l’oleodotto degli Emirati Arabi.

di Enrico Oliari –

Sono oltre 15,5 milioni i barili di petrolio che ogni giorno transitano attraverso lo stretto di Hormuz, il passaggio obbligato che collega il golfo Persico al golfo di Oman: si tratta di un punto nevralgico nello scacchiere della geopolitica mediorientale, basti pensare che nello spazio di un braccio di mare si affacciano paesi ‘caldi’ del calibro di Iran, Bahrein, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Oman, Qatar e, più a nord, Iraq e Kuwait.
Si è trattato quindi di un sussulto generalizzato quando, pochi giorni fa, era circolata la notizia che l’Iran di Ahmadinejad, secondo produttore Opec, era pronto a chiudere lo stretto in seguito alle tensioni con la comunità internazionale, informazione poi bruscamente smentita dal portavoce del ministero degli Esteri Ramin Mehanparast.
Tanto era bastato, tuttavia, a far schizzare il prezzo del greggio da 98.5 a 101 dollari ed a dare il via ad una serie di dichiarazioni e prese di posizione su scala planetaria. Era successo che un membro della Commissione parlamentare per la sicurezza e la politica estera, Parviz Sorouri, citato dal Tehran Times, aveva anticipato il progetto di un’esercitazione militare finalizzata alla chiusura dello stretto, aggiungendo che ‘se il mondo vuole rendere insicura la regione, noi renderemo insicuro il mondo’.
Va ricordato che la produzione di petrolio che transita per Hormuz è vitale per il continente europeo, anche perché altre fonti di approvvigionamento sono insufficienti o, come nel caso della Libia, non hanno visto riprendere appieno la produzione per via delle tensioni e degli scontri interni.
Le avvisaglie sulla chiusura dello stretto da parte dell’Iran si ripetono in modo puntuale ogni anno ed ancora una volta sono state smentite dallo stesso governo di Teheran; a scanso di equivoci, tuttavia, è stato realizzato un oleodotto che entrerà in funzione a breve e che avrà una capacità di 1,4 milioni di barili al giorno, il quale corre lungo gli Emirati Arabi da Hasban, a Fujairah, unica provincia che si affaccia sul mare Arabico.
Fra Abu Dhabi e Teheran non è mai corso buon sangue, anche per tre isole dello stretto da sempre oggetto di contesa fra i due, ed i piccoli Emirati, con la costruzione del’oleodotto, non si sono fatti sfuggire l’occasione di sferrare un colpo al gigante iraniano offrendo contemporaneamente un valido aiuto all’Occidente alleato.
Intanto la Cina ha già fatto sapere la sua contrarietà ad un attacco da parte dell’Onu all’Iran ed ancor più il presidente Hu Jintao ha garantito il pieno sostegno politico al governo degli ayatollah.