Parte per cercare il figlio che ha aderito all’Isis e muore nell’attentato di Istanbul

di Ghazy Eddaly –

istanbul aeroporto attaccoTUNISI – Morire nell’attentato di Istanbul mentre si va a cercare il figlio partito per l’Isis. E’ successo lo scorso 28 giugno, e ad essere ucciso dai kamikaze dell’Isis è stato, insieme ad altre 43 persone, il tunisino Fathi Bayouth, colonnello medico specializzato in pediatria. Questi era giunto a Istanbul da Ksour Essef, nella regione tunisina di Madhia, per recuperare il proprio figlio, il quale era partito tempo prima per combattere con l’Isis, ma poi aveva deciso di disertare ed era riuscito a fuggire da Mosul, nel nord dell’Iraq. Schivando controlli e dopo peripezie, era riuscito a raggiungere una città nel sud della Turchia, da dove ha preso contatti con la famiglia.
Immediatamente il padre era partito per andarlo a recuperare, ma alle 22.10 di mercoledì il suo viaggio si è fermato nella città del Bosforo.
Un dramma che ha dell’incredibile, quasi una tragedia greca, che racconta la realtà di migliaia di famiglie tunisine il cui figlio all’improvviso è scomparso per combattere in Iraq o in Siria, senza dare notizie in una guerra che erroneamente hanno creduto loro, influenzati da un jihadismo cancerogeno che si radica laddove c’è la povertà e mancanza il lavoro, dove i falsi predicatori inducono a false speranze.
Ma c’è anche la realtà dei molti giovani partiti per lo Stato Islamico, oggi disillusi, che cercano di lasciare le regioni della guerra, un problema che si sta prendendo in considerazione, anche perché tra loro potrebbero nascondersi terroristi pronti a colpire in Tunisia e in occidente.