PETROLIO. La Shell rinuncia alla ricerca al largo dell’Alaska, ‘risultati deludenti’

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shell piattaforma articoLa Royal Dutch Shell ha deciso di rinunciare alle perforazioni per la ricerca del petrolio nel mar di Ciukci, a 240 km dalle coste dell’Alaska e a sud dell’oceano Artico. Lo ha annunciato in una nota la compagnia anglo-olandese, dove viene spiegato che il risultati sono stati “chiaramente deludenti”, per cui il quantitativo di petrolio individuato non giustifica gli investimenti. La Shell ha speso nell’ultimo decennio circa 7 miliardi di dollari per acquisire la licenza di perforare l’area, nonostante il delicato ecosistema e le molte proteste degli ambientalisti. A questo si aggiungono impegni contrattuali per 1,1 miliardi di dollari, che andranno quindi incontro ad una svalutazione, ma è evidente che con il petrolio a 50 dollari al barile diventa del tutto controproducente proseguire con le perforazioni.
E sono gli ambientalisti ad esultare: Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, ha affermato che “Oggi è un gran giorno per l’Artico. Questa è un’enorme vittoria per milioni di persone che si sono opposte ai piani di Shell, e nello stesso momento è un disastro per le altre compagnie petrolifere che hanno interessi in quella regione”. “Shell – ha continuato Naidoo – ha rimediato una sonora sconfitta, sia in termini di costi che di reputazione pubblica. Quello del colosso petrolifero anglo-olandese era diventato il progetto petrolifero più controverso al mondo: ora Shell torna a casa a mani vuote”.