Piano povertà e Migration compact: l’Italia spinge sull’accordo euroafricano per regolamentare migrazioni e diseguaglianze

di Daniele Priori

Mancini danieleI ministri Gentiloni, Poletti e il presidente del Senato, Grasso dal Cortile dei Gentili all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede esortano l’Ue per un rilancio del processo democratico in Europa. Il tema sarà al centro del prossimo G7 e del nuovo Consiglio di Sicurezza dell’Onu che nel 2017 vedrà protagonista l’Italia.

ROMA. Piano contro la povertà in Italia e approvazione veloce in commissione Ue del “Migration Compact”, la proposta di accordo tra Europa e Africa lanciata dal nostro Paese a maggio in ambito comunitario per arginare i flussi migratori nel Mediterraneo.
L’Italia dice la sua attraverso le parole dei ministri Paolo Gentiloni (Esteri) e Giuliano Poletti (Lavoro) che hanno anche trovato il sostegno del presidente del Senato, Pietro Grasso.
Occasione dell’accelerazione su importanti temi come lotta al disagio, alle diseguaglianze sociali e regolamentazione del fenomeno dell’immigrazione, è stato il convegno organizzato a Palazzo Borromeo di Roma dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e dal Pontificio Consiglio della Cultura, presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi, grande animatore dell’iniziativa iscritta nell’ambito del Cortile dei Gentili, rassegna di dialoghi tra credenti e non credenti promossa dal Papa Emerito Benedetto XVI.
A fare gli onori di casa l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede Daniele Mancini che ha ricollegato il tema specifico dell’iniziativa “Verso un’economia più umana e giusta” all’enciclica “Laudato si” di Papa Francesco del quale è stata sottolineata la centralità della frase: “Non ci troviamo in un’epoca di cambiamento ma in un cambiamento d’epoca”, assunto papale attorno al quale si sono sviluppate anche le riflessioni degli illustri cattedratici presenti: dal premio Nobel per l’Economia 2015, sir Angus Deaton che nel suo intervento ha sottolineato come se da un lato “India e Cina hanno contribuito all’aumento della classe media mondiale” quindi a una riduzione del gap tra classi ricche e classi povere, gli Stati Uniti insistono nell’essere “campioni di disuguaglianze reddituali”, una particolarità alla quale si lega la “grande preoccupazione per la democrazia in vista delle prossime elezioni presidenziali” dovuto al rischio di un’affermazione del candidato repubblicano Donald Trump che sarebbe letta – ha detto Deaton – proprio come una “fiera minaccia alla democrazia”.
Dura anche con l’Europa l’analisi dell’economista francese Jean-Paul Fitoussi che ha sottolineato come la disuguaglianza sia aumentata anche in quegli stati che fino ad oggi avevano contribuito all’abbattimento della povertà: ”In Europa questo fenomeno è ancor più inaccettabile perché è figlio del calo dei salari, una politica di austerità che ha avuto effetti terribili sulla società europea producendo una chiusura della società” ovvero intolleranza e razzismo.
In questo senso se il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali italiano, Giuliano Poletti in conclusione del convegno, ha annunciato il lancio da parte del Governo del “fondo contro la povertà” che si attuerà con due tipi di intervento: il necessario sostegno al reddito che aiuti a “vivere dignitosamente” ma anche aiuti concreti per “essere presi in carico dalla società” con l’obiettivo che queste persone non si affidino eternamente al sussidio governativo.
Sul fronte comunitario, come detto, la proposta su cui l’Italia continua a premere è quella del patto euroafricano mirato a regolamentare i fenomeni migratori che alla base, secondo il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, hanno proprio “le disparità economiche” per cui la scelta di “realizzare un vero partenariato tra Europa e Africa, nella convinzione che investire nella pace e nello sviluppo del continente significhi investire anche nella nostra sicurezza e prosperità”.
A sostegno delle parole di Gentiloni l’intervento al convegno del presidente del Senato, Pietro Grasso: “Auspico una rapida approvazione da parte della Commissione del Migration Compact che, se attuato, potrebbe finalmente incidere sui flussi migratori e porre Ravasi gianfranco granderimedio al grave sottosviluppo causato proprio da quei Paesi europei che per decenni hanno sfruttato le risorse dell’Africa e sostenuto i regimi autoritari. Ma sono convinto – ha proseguito Grasso – che oltre a distribuire risorse vi sia anche altro da fare. Io credo che proprio le esclusioni politiche ed economiche su base etnica, la totale privazione di rappresentanza politica sofferta dai gruppi non appartenenti alle oligarchie del potere, abbiano molto contribuito a determinare il grave disfacimento istituzionale in Iraq, Siria, Libia e altrove, favorendo l’affermazione di movimenti terroristici e l’instabilità geopolitica”.
Oltre ciò nell’analisi del presidente del Senato vi è stata la dura critica al “modo deplorevolmente miope” in cui l’Unione europea ha affrontato gli squilibri economici, per cui oggi più che mai – è stato il parere comune di tutti gli illustri relatori intervenuti a Palazzo Borromeo – si pone l’esigenza di riaffermare il controllo democratico sulle politiche economiche “per riportare l’attenzione ai valori dell’economia reale, ai bisogni dei consumatori e dei lavoratori, alle aspirazioni dei giovani inoccupati, alle esigenze creditizie delle imprese, alo sostegno del reddito e delle prospettive dei più svantaggiati” ha concluso Grasso.
Tutti temi che saranno certamente all’ordine del giorno da qui in avanti e che l’Italia, par di capire, intenderà sostenere con ancor più decisione e forza a partire dal 1 gennaio 2017 quando il nostro Paese siederà nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu e assumerà la presidenza del G7.

Foto: l’ambasciatore Daniele Mancini; il card. Gianfranco Ravasi.