Primi colloqui tra ucraini e russi. Pesano le sanzioni, crollano le grandi aziende russe

Macron sente Putin, 'sospendere i bombardamenti sugli obiettivi civili'.

di Guido Keller

L’incontro delle delegazioni russa e ucraina in una località bielorussa il cui nome non è stato reso noto, probabilmente il punto di controllo di Alexandrovka – Vilchha situato nei pressi del confine, ha permesso di trovare convergenza su alcuni punti, ma per affrontare il nocciolo della questione le delegazioni si vedranno nei prossimi giorni “al confine tra Polonia e Bielorussia”, come ha comunicato il caponegoziatore russo Vladimir Medinsky.
Non sono noti i dettagli circa i punti su cui si è trovata l’intesa, ma è stata la telefonata del presidente russo Vladimir Putin al collega francese Emmanuel Macron a dare qualche segnale di disponibilità da parte del Cremlino, come ha riportato una nota dell’Eliseo.
Macron ha chiesto a Putin di cessare i bombardamenti sulle abitazioni e sugli obiettivi civili, che non siano distrutte le infrastrutture e che siano garantiti i soccorsi umanitari, punti su cui il presidente russo ha dato il suo impegno.
Per la parte russa i punti irrinunciabili continuano ad essere la neutralità dell’Ucraina e quindi la non adesione alla Nato, cosa che altrimenti porterebbe a basi a ridosso del confine russo, il ritiro delle forze Nato dalla Romania e dalla Bulgaria; la “smilitarizzazione e de-nazificazione” del paese; il riconoscimento delle autonomie di Lugansk e di Donetsk, come previsto dall’articolo 11 dell’accordo di Minsk-2, mai rispettato da Kiev; il riconoscimento internazionale della Crimea quale parte integrante del territorio russo; il ritiro della Dichiarazione di Bucarest del 2008, che avviava l’adesione di Ucraina e Georgia alla Nato.
Pesano tuttavia le sanzioni, ed il governatore della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, ha chiuso oggi l’istituto non dopo aver alzato al 20% i tassi di interesse per tutelare famiglie e risparmiatori dalla svalutazione. In tutta la Russia è panico per come stanno andando i mercati, ed ai bancomat vi sono lunghe code di cittadini che cercano di portare via quanto consentito: pochi giorni fa per acquistare un euro servivano 80 rubli, oggi 120. Ma sono le grandi aziende russe a piegarsi su se stesse davanti ad un’inattesa unità europea: come ha riportato l’Ansa, la Sberbank ha perso il 74%, Gazprom il 51%, Lukoil il 62,8%, Rosneft il 42,3%, Magnit il 74%. Ed ovviamente schizzano i prezzi delle materie energetiche, di cui la Russia è grande esportatrice: il petrolio (Brent) è a 98,56 dollari al barile, ma ha superato nei giorni scorsi i 100 dollari e comunque è previsto in crescita; stessa cosa il gas, che sulla piazza di Amsterdam ha toccato i 103 euro al megawattora, ma che per i future arriverà a 112.

(Foto: Depositphotos).