Turchia. Proteste e scontri per il commissariamento del giornale d’opposizione Zaman

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Turchia proteste zamanDopo che il gruppo Feza, proprietario del diffusissimo quotidiano anti-Erdogan Zaman (350mila copie), è stato posto sotto amministrazione controllata ed il direttore della testata Abdulhamit Bilici è stato licenziato, si sono tenute a Istanbul manifestazioni di protesta sfociate in scontri tra i manifestanti e gli agenti, i quali sono ricorsi a cariche, a idranti e a gas lacrimogeni per disperdere la folla.
Alla base della decisione della magistratura di porre il Feza sotto amministrazione controllata vi è il legame con il nemico numero uno del presidente Recep Tayyp Erdogan, l’imam miliardario Fethullah Gulen, il quale oggi vive negli Stati Uniti ed avrebbe creato – stando alle accuse – un “governo parallelo”. Difatti al commissariamento si è arrivati per la presunta “propaganda terroristica” della testata.
Oltre al direttore Bilici, che ha parlato di “giorno nero per la democrazia”, i commissari hanno provveduto anche al licenziamento di alcuni giornalisti, evidentemente ritenuti scomodi. E’ stata poi oscurata la pagina web dell’agenzia di informazione Cihan, che fa parte del gruppo.
L’attacco alle testate di opposizione viene stigmatizzato dalla comunità internazionale, per quanto solo settimana era stata accolta con sollievo la scarcerazione, dopo tre mesi, di Can Dundar e di Erdem Gul, rispettivamente direttore e caporedattore di Cumhuriyet, la testata che aveva diffuso le prove del passaggio delle armi dalla Turchia alla Siria; i due rischiano comunque l’ergastolo.
Per quanto accaduto al Zaman la Casa Bianca ha espresso una nota in cui si chiede il rispetto della libertà di stampa, poiché “In una società democratica il pensiero critico va incoraggiato, non messo a tacere”; la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha invece dichiarato che “In Turchia non solo viene soppressa la libertà di stampa per nascondere l’assistenza data ai terroristi, ma si disprezza anche il sistema giudiziario”. Zakharova ha quindi chiesto “un esame imparziale e minuzioso da parte del Consiglio d’Europa e dell’Osce”.