Ricordare Wael Zuatier

di Enrico Oliari

Sala zuatier ambasciata roma grandeWael Adel Zuaiter, palestinese ucciso a Roma il 16 ottobre 1972. “Terrorista” legato a Settembre Nero per il Mossad israeliano. In realtà intellettuale raffinato, politico intelligente e uomo votato alla causa del suo popolo. E forse è stata proprio questa la sua colpa: allora, come oggi, un’assurda retorica voleva la causa palestinese e quindi lo stesso popolo contenuto nei margini della mediocrità, del disinteresse, per cui nulla era più scomodo di un intellettuale libero, capace di parlare e di convincere. Ed è logico pensare che all’intelligence israeliana, che stava eliminando “obiettivi” ovunque a seguito dei drammatici fatti di Monaco, sia semplicemente bastato aggiungere un nome alla lista.
Zuaiter è stato ricordato lunedì 12 ottobre nel corso di una toccante cerimonia presso l’ambasciata palestinese di Roma, dove è stata dedicata una sala alla figura dell’intellettuale.
Sulle pareti foto e testimonianze, dal Wael bambino al “Mille e una notte” trapassato dal proiettile che lo ha ucciso, e la targa di ottone scoperta dal fratello Waddah e dall’ambasciatore Mai Alkaila, contornati da una nutrita partecipazione fatta di palestinesi ed anche di molti romani, segno che Zuaiter è un personaggio che non appartiene solo al passato.
Evidentemente commosso il fratello Waddah ha voluto ricordare il legame di Zuater a Roma, dove era giunto nei primi anni Sessanta passando per Perugia e poi lavorando presso l’ambasciata libanese: “stravedeva per Alberto Moravia, aveva letto tutti i suoi libri, li conosceva quasi a memoria. Appassionato come il celeberrimo scrittore di musica lirica, lo aveva conosciuto una sera all’opera, poi era finito a casa sua per discutere un’intera notte dei suoi scritti. Moravia lo aveva accolto nel suo circolo di intellettuali fino ad andare lui, che era un ultrà di Israele, a visitare con Zuaiter i campi profughi palestinesi della Giordania, della Siria e del Libano. Da quel viaggio Moravia cambiò radicalmente idea e pubblicamente si scusò, divenendo un sostenitore della causa palestinese”.
Nel suo intervento il già senatore Vincenzo Vita, presidente dell’associazione di Amicizia Italia Palestina, ha osservato che “sussiste tutt’oggi l’idea che la questione palestinese sia mediocre e da mantenere nella mediocrità. Zuaiter era la prova provata che i palestinesi esprimono anche persone di cultura e di eccellenza”. “La bandiera della Palestina è oggi all’Onu – ha aggiunto Vita – ed è quindi ora che anche la politica italiana affronti la questione e dia delle risposte. Se già allora, quando Zuaiter con il suo imoegno cercava di portare l’attenzione sul dramma dei palestinesi, si fosse fatto qualcosa, oggi probabilmente non saremmo davanti alla violenza che sta interessando tutto il Medio Oriente”.
La cerimonia è stata preceduta da un breve sit-in silenzioso davanti all’ambasciata per denunciare i gravi fatti che stanno infiammando in questi giorni la Palestina.
Su iniziativa del presidente dell’Anp Abu Mazen, l’ambasciatore Alkaila ha consegnato il passaporto palestinese a Marco Bianchini, l’attivista dell’International Solidarity Movement ferito dai proiettili dei militari israeliani nel novembre 2014 in occasione di una manifestazione pacifica a Nablus.

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