RUSSIA. Respinto il ricorso degli attivisti di Greenpeace: a processo per pirateria

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d'alessandro christianSi sono trovati oggi davanti al giudice i 30 attivisti di Greenpeace che lo scorso 18 settembre a bordo del rompighiaccio Arctic Sunrise, battente bandiera olandese, hanno compiuto un’azione di disturbo nei confronti della piattaforma petrolifera russa Prirazlomnaya, situata nel Mar di Pecora, parte del Mar Glaciale Artico a nord della Russia europea, e che per questo sono stati accusati formalmente di pirateria: il ricorso per la scarcerazione è stato formalmente rigettato, per cui gli attivisti verranno processati in base al reato previsto dall’articolo 227 del Codice penale russo, che prevede fino a 15 anni di reclusione.
Fra loro anche il napoletano Christian D’Alessandro, membro dell’equipaggio della nave di Greenpeace, detenuto come gli altri in una struttura di Murmansk: solo qualche giorni fa l’avvocato incaricato dal movimento ecologista, Sergei Golubok, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa gli attivisti sono detenuti in “condizioni disumane”, ovvero “come polli da allevamento all’interno di una pessima fattoria”, senza accesso all’acqua potabile, con un’alimentazione insufficiente e senza assistenza sanitaria.
Peter Willcox, lo statunitense capitano della nave accusato dello stesso reato, ha dichiarato che “E’ da 40 anni che faccio questo lavoro e non ho mai ricevuto una simile accusa”; Willcox nel 1985 comandava un’altra nave di Greenpeace, la Rainbow Warrior, che i Servizi segreti fecero esplodere nel porto di Auckland, in Nuova Zelanda, durante una campagna contro gli esperimenti nucleari francesi in Polinesia, azione che ebbe come conseguenza la morte di un fotografo.
Il consigliere del Cremlino per i Diritti umani Mikhail Fedotov ha affermato ieri che le accuse mosse dal magistrato sono “ridicole”: “non c’è la minima base per parlare di pirateria – ha detto Fedotov – . Avrebbero allo stesso modo potuto incriminarli per stupro di gruppo a danno della piattaforma”.