Saranno 450 i militari italiani in difesa della diga di Mosul e dei lavori di ristrutturazione affidati alla Trevi

di Enrico Oliari

mosul diga italianiIl premier italiano Matteo Renzi ha annunciato l’invio di 450 militari in Iraq per proteggere la restaurazione della diga di Mosul, una delle principali e più pericolose del mondo arabo. I lavori sono stati affidati alla ditta Trevi di Cesena, fiore all’occhiello delle capacità italiane nella costruzione delle grandi opere, con cantieri in tutto il mondo ed già in passato attiva nel paese mediorientale.
“L’Italia sarà non sarà solo in Afghanistan, Libia, Kosovo, Iraq ma anche con una operazione importante nella diga di Mosul, nel cuore di un’area pericolosa, che rischia il crollo con la distruzione di Bagdad. Una azienda di Cesena ha vinto questa gara e non metteremo 450 uomini e metteremo la diga a posto”, ha spiegato Renzi nel salotto di Bruno Vespa, ma va detto che già oggi in Iraq sono presenti 750 militari in veste di osservatori e di addestratori specialmente dei peshmerga curdi (Operazione Prima Parthica).
Sono stati proprio i combattenti curdi a riprendere nell’aprile 2014 il controllo dell’area dove si trova l’importante bacino idrico, ma i miliziani dell’Isis, ritirandosi, avevano piazzato mine sulle strade e ordigni esplosivi in diversi punti della diga,poi disinnescati.
Fino a poco fa vi erano i militari turchi, il cui piccolo contingente era stato rafforzato con “tre unità militari turche dotate di armi pesanti”, com’era stato descritto dal portavoce delle Unità per la mobilitazione popolare (Pmu, milizie sciite), ma nei giorni scorsi si sono ritirati su pressioni dell’Onu dietro richiesta del governo centrale di Baghdad.
I militari italiani sono quindi chiamati a proteggere la struttura, che fornisce di energia ampie porzioni di territorio, a garantire la sicurezza dei lavoratori italiani e a prevenire eventuali azioni dei miliziani dello Stato Islamico, i quali controllano ancora Mosul.
Ne’’area Ramadi risulta essere circondata dagli iracheni, dai peshmerga e dalle milizie popolari sciite, mentre a soli 50 chilometri dalla diga sono in corso i bombardamenti dell’alleanza. Gli scontri proseguono intensi con vittime da entrambe le parti, una fotografia che indica la situazione di pericolo in cui opereranno la Trevi e i militari italiani.