Scozia. Secessione e sterlina: calma (solo apparente) a Londra

di Michele Convertino –

salmond AlexStando a quanto riportato dal quotidiano inglese The Guardian, Mark Carney, governatore della Bank of England, ha in serbo un piano di emergenza nel caso in cui la secessione della Scozia diventi realtà nel settembre prossimo.
Rifiutatosi di fornire dettagli nello specifico, il governatore, che si è formato alla Goldman Sachs e con un passato al ministero dell’Economia in Canada, si è detto preoccupato per le sorti della sterlina, la quale potrebbe vivere un periodo di instabilità se non verranno prese decisioni in merito all’uso della moneta britannica anche in convivenza con una Scozia indipendente.
Pare chiaro che sarà il ministero del Tesoro (in Gran Bretagna si chiama ancora così) a doversi occupare della gestione di una possibile ”situazione critica”, se non fosse che fonti dallo stesso ministero e ministri del resto del governo hanno più volte negato che ci sia un piano correlato ad una possibile vittoria del “sì”. Anzi la sensazione è che nei palazzi di Londra la questione sia snobbata, considerando le previsioni che danno una vittoria del “no” come quasi certe.
A dare una mano agli unionisti si è messa di mezzo anche la Ubs, nota società di investimenti, che ha lanciato una sorta di avvertimento a tutti coloro che si recheranno alle urne pronti a seguire il sogno di Alex Salmond: secondo la compagnia, se la sterlina diventasse vittima di incertezze e fluttuazioni, una buona parte dei clienti potrebbe ritirare i conti dalle filiali e da altre società di intermediazione attualmente con sede nelle città scozzesi, pur di salvaguardare i propri risparmi. A questo basta aggiungere che Edimburgo è il sesto polo finanziario in Europa per flussi di denaro coinvolti per capire quanto l’avvertimento abbia colpito nel segno.
Lo stesso Salmond è stato il primo, anche se sommessamente, a concedere un’apertura riguardo un uso non ufficiale del pound come valuta corrente anche in caso di indipendenza. Praticamente un utilizzo della sterlina come moneta straniera e quindi non più stampata dalla Bank of Scotland su concessione della Bank of England.
Carney si è persino offerto di salvaguardare i tassi di interesse nel corso di un ipotetico periodo di transizione da paese dell’unione a paese indipendente, ma ha incontrato il veto duro e deciso di George Osbourne, ministro dell’Economia e braccio destro di David Cameron. Veto condiviso apertamente dai Liberal Democrat e dal Labour Party.
Solo John Swinney, segretario dell’Ufficio finanze nel governo di Edimburgo, alla fine si è dimostrato entusiasta dichiarando che alla fine dei conti Carney non ha fatto altro che rassicurare gli elettori, anche se una vittoria del “sì” è vista al momento come la strada più impervia.
Swinney ha ribadito che solo attraverso l’unione monetaria lo spauracchio di una nuova instabilità finanziaria potrà rimanere tale.
Forse il segretario, membro del Snp sin da ragazzino, ha capito che i timori riguardo l’esito del referendum non sono poi così tanto presi alla leggera dalle parti di Londra.

Nella foto: Alex Salmond