SCUDO. Operativa prima fase, si cerca di calmare Mosca

TMNews, 21 mag 12 –

Dal vertice di Chicago, i leader della Nato hanno dichiarato operativa la prima fase dello scudo antimissilistico che dovrebbe difendere l’Europa. E hanno cercato di calmare la Russia, per nulla contenta dell’evoluzione della vicenda che, ormai da anni, rappresenta uno dei principali motivi di discordia tra Mosca e Washington. Questa prima fase sarà basata sul collegamento tra asset appartenenti a diversi Paesi Nato: quattro incrociatori da guerra statunitensi di classe Aegis (dotati di missili SM-3) di base a Rota, in Spagna, satelliti, intercettori (Polonia e Romania si sono offerte di ospitare missili SM-3) e da un radar in Turchia che saranno sotto un comando della Nato da una base in Germania. “Noi definiamo questa una capacità provvisoria, un primo passo verso il nostro obiettivo di lungo periodo di fornire una copertura e una protezione completa delle popolazioni, dei territori e delle forze dei Paesi europei che fanno parte della Nato”, ha spiegato il segretario generale dell’Alleanza atlantica Anders Fogh Rasmussen. Il nuovo scudo, che dovrebbe essere attivo a pieno regime nel 2018, è frutto di un piano voluto dal presidente statunitense Barack Obama che ridimensiona il vecchio progetto dell’Amministrazione Bush di scudo anti-missilistico, contro il quale l’allora presidente Vadimir Putin (e che dopo quattro anni da premier oggi è tornato al Cremlino), si scagliò aprendo una delle pagine più difficili nelle relazioni russo-americane post-guerra fredda. E tuttavia, anche questo piano ridimensionato, adottato dalla Nato nel vertice di Lisbona del 2008, è visto con sospetto da Mosca. La preoccupazione russa è che lo scudo rompa l’equilibrio strategico in Europa a svantaggio della propria deterrenza nucleare. A Chicago gli Usa avrebbero voluto anche Vladimir Putin, per un summit Nato-Russia, ma l’appuntamento è stato cancellato proprio perchè il leader russo ha fatto sapere con ampio anticipo che non avrebbe partecipato, per poi decidere di non andare neanche al G8 che s’è concluso l’altro ieri a Camp David. Putin, che ha mandato l’ex presidente e neo-primo ministro Dmitri Medvedev al G8, ha giustificato la sua assenza il fatto di essere impegnato nella definizione della nuova compagine di governo. Obama, dal canto suo, ha annunciato che non parteciperà al vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec) che si terrà a settembre a Vladivostok, nell’estremo oriente russo. I rapporti, insomma, non sono certo al loro meglio. La Russia ha minacciato di prendere contromisure rispetto allo scudo. Una delle più dirette pare essere la dislocazione di missili Iskander nell’enclave russa di Kaliningrad, tra Polonia e Lituania. Ma alcuni alti ufficiali russi sono arrivati anche a ventilare ipotesi di improbabili attacchi preventivi. La richiesta russa è di avere garanzie vincolanti sul fatto che lo scudo non è diretto contro Mosca e una compartecipazione nella catena decisionale dello scudo. Molto di più, insomma, delle garanzie che la Nato e gli Usa intendono dare. Rasmussen ha detto che la porta per Mosca è sempre aperta. “Io spero che a un certo punto la Russia realizzi che è nel nostro comune interesse cooperare sulla difesa missilistica”, ha detto Rasmussen, precisando però che la decisione “non può essere bloccata da Mosca”. In un tentativo ulteriore di calmare i russi, la Nato nel suo comunicato ha ribadito che “il sistema di difesa missilistico Nato non è diretto contro la Russia e non minerà le capacità di deterrenza strategica della Russia”. La Nato rimane “impegnata alla cooperazione sulla difesa missilistica in uno spirito di fiducia e reciprocità”. Fiducia, al momento, sembra essercene poca tra Mosca e Washington. A meno di non voler credere a un gioco delle parti, alla luce della famosa “gaffe” del presidente americano che, a marzo, ignaro d’un microfono aperto spiegò all’allora presidente Medvedev che la posizione americana si sarebbe ammorbidita dopo le elezioni presidenziali.