SERBIA-KOSOVO. A 14 anni da conflitto, primo incontro presidenti

TMNews, 6 feb 13 –

I presidenti di Serbia e Kosovo si incontrano oggi a Bruxelles: una prima assoluta e dall’alto valore simbolico che arriva 14 anni dopo conflitto tra le forze di Belgrado e la guerriglia indipendentista kosovara che ha portato all’intervento Nato, al ritiro dei serbi e in fin dei conti alla dichiarazione di indipendenza di Pristina nel 2008. Per Bruxelles, che sta mediando il dialogo tra la Serbia e la sua ex provincia, l’incontro tra il presidente serbo Tomislav Nikolic e l’omologa kosovara, Atifete Jahjaga, è da iscrivere “nel quadro della normalizzazione delle relazioni” tra i due Paesi. “Noi teniamo molto a questo processo e siamo fermente determinati a non trasferire i dissapori del passato alle nuove generazioni”, ha commentato la signora Jahjaga. La riunione a Bruxelles – attesa nel tardo pomeriggio – non avrà effetti concreti, ma ha un’importanza simbolica che, spera l’Ue – potrà influenzare positivamente le opinioni pubbliche serba e kosovara. Tanto più che il capo di stato serbo, il conservatore Nikolic, è un nazionalista convertito alla linea filo-europea e ancora meno di un anno fa era un feroce critico del dialogo avviato dal suo predecessore con Pristina.
“Penso che Nikolic non sia molto contento di andare a Bruxelles, ma l’Ue e gli Usa hanno deciso che questo incontro deve tenersi”, valuta l’analista belgradese Dusan Janjic. Le pressioni europee si declinano sul versante serbo con la prospettiva di ottenere a breve una data di avvio dei negoziati di adesione all’Unione, mentre a Pristina viene promesso di accelerare il processo di avvicinamento ai 27 (che da luglio devono diventare 28, con l’ingresso della Croazia). Le costituzioni della Serbia e del Kosovo riservano un ruolo essenzialmente protocollare ai presidenti, mentre il potere esecutivo è in gran parte prerogativa dei capi di governo. Il premier serbo Ivica Dacic e il kosovaro Hashim Thaci Thaci si sono incontrati già quattro volte a Bruxelles da ottobre, sempre su richiesta e sotto l’egida dell’Unione europea. In questo contesto, sono stati firmati vari accordi mirati a migliorare la vita quotidiana in Kosovo, che deve fare i conti con il puzzle amministrativo frutto dello status controverso dell’ex provincia serba. In virtù di tali intese, Belgrado e Pristina hanno nominato degli “ufficiali di collegamento” che siederanno negli uffici della missione europea nella due capitali.
Resta però da risolvere la questione più spinosa e più complessa: il rapporto tra Belgrado e i serbi del Nord del Kosovo, maggioritari in questa parte del nuovo Stato, dove la Serbia mantiene “isitutuzioni parallele” come scuole e tribunali. Belgrado punta a una forte autonomia per i 40mila serbi che abitano nella parte settentrionale del Koxsvoo, ma anche per gli altri 80mila che vivono nelle enclave che punteggiano il sud kosovaro. Ma le comunità serbe in Kosovo non vedono di buon occhio il negoziato bruxellese, anzi, è alto il timore che il governo di Dacic sia pronto ad abbandonarli nel nome dell’obiettivo “adesione Ue”.