Serbia. Stravince Vucic

di Guido Keller

BELGRADO. Aleksandar Vucic è riuscito a mettere a segno un’altra vittoria per il suo partito Sns e la coalizione “La Serbia non deve fermarsi”, che alle elezioni legislative di domenica ha conquistato con il 48,2% delle preferenze la maggioranza assoluta in Parlamento, 128 seggi, tre al di sopra della metà di quelli disponibili. Vittoria del Sns anche nella provincia autonoma della Voivodina.
Nel 2022 l’Sns aveva ottenuto quasi il 43% con 120 seggi, per cui il trend è in evidente in crescita.
La formazione “Serbia contro la violenza” ha preso il 24,2% delle preferenze, il Partito socialista serbo (Sps) il 6,74%, Alternativa democratica nazionale il 5,18% e Noi – La voce del Popolo il 4,82%: Gli altri partiti non hanno superato lo sbarramento del 3%, mentre l’affluenza alle urne è stata del 56%.
Le opposizioni sono oggi scese in piazza denunciando brogli, una linea sostenuta, neanche a dirlo, da diversi esponenti dell’Unione Europea, ma la realtà vede le opposizioni non essere state in grado di costruire una proposta credibile, nonostante la varietà delle tematiche in gioco. Le opposizioni hanno espresso un programma appena abbozzato, vuoto di contenuti, e l’aver proposto come leader federativo Dragan Dilas è stato un ritorno al passato, non gradito all’elettorato.
Male i socialisti di Ivica Dacic, il quale vede ridursi il suo margine di manovra nel prossimo esecutivo. Se è tuttavia vero che il Sns può mettere in piedi un governo monocolore, altresì è probabile che l’abito da statista di Vucic lo spingerà a mettere insieme una compagine di coalizione. L’arretramento dei socialisti infatti significa minori contatti con l’alleato russo: sebbene qualcuno definisca Vucic un “pro-Putin”, in realtà è molto più vicino agli Stati Uniti.