Sereni al webinar sul ruolo dell’Europa in Medio Oriente

Farnesina

“Un virus molto più piccolo di un granello di sabbia sta mettendo in evidenza le fragilità che investono l’area mediterranea e mediorientale, andando a complicare un quadro già destabilizzato da crisi, antiche e recenti”. Lo ha dichiarato la vice ministra degli Esteri Marina Sereni intervenendo al webinar “Regional Security and De-Escalation In the Middle East: What role for Europe?”, promosso dall’Istituto Affari Internazionali insieme alla Foundation For European Progressive Studies.
“Queste crisi – ha spiegato Sereni – si sono sviluppate nel corso degli anni e interessano vari livelli, dalla politica agli assetti sociali, dall’economia alla religione e alla cultura. All’origine il conflitto arabo-israeliano, poi le divisioni tra sunniti e sciiti, quindi i contrasti emersi in seno allo stesso mondo sunnita, le primavere arabe del 2011, le divisioni sul ruolo dell’islam politico. Tali fratture hanno trovato spesso alimento anche nella lotta per l’egemonia regionale, con ruoli attivi di attori esterni all’area. Un quadro dunque molto complesso ma sul quale dobbiamo intervenire, soprattutto ora, in questo momento particolare”.
“Solo una risoluta azione diplomatica – ha proseguito Sereni – può farci affrontare al meglio le turbolenze politiche, sociali ed economiche del mondo post Covid-19. Dopo alcune difficoltà iniziali, l’Unione Europea sta mostrando i suoi muscoli nella battaglia contro questo nemico invisibile attraverso una serie di azioni senza precedenti, come testimonia – ha detto ancora la Vice Ministra – l’adozione del pacchetto Next Generation EU. Con la stessa determinazione e coraggio, l’Unione deve agire per la stabilità geopolitica nel suo vicinato meridionale, ovvero in Medio Oriente e nel Mediterraneo allargato, regioni che rappresentano il banco di prova per una reale capacità di proiezione esterna da parte europea. Di fronte a queste sfide e a questa complessità – ha concluso Sereni – dovremo forse domandarci se l’unanimità in politica estera sia compatibile con un ruolo dell’Unione Europea più efficace e più ampio”.