Siria. Eletto il nuovo capo delle opposizioni, Moaz al-Khatib: si tenta di sbloccare lo stallo

di Enrico Oliari –

La riunione dei gruppi dissidenti al regime di Bashar al-Assad, tenutasi in questi giorni a Doha, in Qatar, ha individuato nella figura di Moaz al-Khatib, ex imam sunnita della moschea degli Omayyadi di Damasco, il nuovo capo delle opposizioni.
A quanto si è appresto, alla conclusione si è arrivati dopo un dibattito piuttosto acceso, poiché i gruppi che combattono il governo siriano, spesso con posizioni diversificate se non contrapposte, hanno faticato ad individuare un nome condiviso, anche per le pressioni esercitate da Stati Uniti ed Europa: in più occasioni infatti le potenze occidentali avevano espresso perplessità per la scarsa rappresentatività che il Consiglio nazionale siriano ha avuto rispetto ai vari gruppi coinvolti nella rivolta.
al-Khatib, 52 anni, geofisico, è riconosciuto come un moderato ed ha trascorso diversi anni nelle carceri siriane per poi riparare in Egitto; recentemente aveva espresso l’idea di una soluzione politica della crisi siriana, con la possibilità per l’apparato di Bashar al-Assad di lasciare il paese.
Vice presidenti di al-Khatib sono stati eletti l’imprenditore Riad Seif, che aveva proposto l’iniziativa sostenuta dagli Usa di creare un gruppo rappresentativo dell’opposizione dentro e fuori la Siria, e l’attivista per i diritti umani e delle donne Suhair al-Atassi.
Il quadro attuale della crisi siriana presenta dati sempre più allarmanti: le vittime del conflitto sono ormai oltre 36mila, i profughi nei vari paesi ospitanti sono oltre 400mila, intere città sono ormai cumuli di macerie; cresce anche il nervosismo lungo i confini: lo scorso mese in Libano, dove gli hezbollah sostengono al-Assad, è stato ucciso Wissam al-Hassan, che da lì a poco sarebbe divenuto capo della Sicurezza; la Turchia, che ospita molti profughi e che con la Siria ha avuto piccole scaramucce, vorrebbe una zona cuscinetto di 20 chilometri per prevenire la guerriglia curda; la Giordania, che pure continua ad accogliere chi scappa dalla guerra, recentemente ha avuto ucciso un ufficiale oltre la linea di confine; Israele proprio ieri ha esploso colpi di avvertimento in risposta ad un proiettile di mortaio che ha colpito una postazione israeliana in Golan.
Nessuna novità sul piano diplomatico: al momento l’azione di Lakhdar Brahimi, inviato dell’Onu e della Lega Araba, non ha prodotto alcun risultato, neppure per la breve tregua che era stata richiesta in occasione della festa del Sacrificio, mentre la Russia, che ha diritto di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, continua a vendere armi a Damasco in nome di contratti risalenti all’epoca sovietica; Mosca, che ha nella città siriana di Tartus un ampio contingente militare fatto di navi, aerei, uomini e mezzi, non sembra voler cedere dalle sue posizioni, anche perché nel resto dell’area e cioè dall’Egitto al Kirghizistan, con esclusione del solo Iran, vi sono basi militari statunitensi; la Cina, che pure ha diritto di veto al Consiglio di Sicurezza, ha in atto contratti di ogni genere con il governo siriano e quindi si serve della posizione strategica della Siria per i propri commerci in Africa e nel Mediterraneo; Israele, che rischia di essere sensibile ai cambiamenti radicali che stanno interessando l’area, è fruitore del gas siriano, il quale attraversa la Giordania e risale il Sinai.
Il ministro Terzi ha preso contatto con il presidente della nuova “Alleanza”, Moaz al-Khateeb, e con il vice presidente Riad Seif per esprimere ad entrambi le “più sentite congratulazioni” da parte dell’Italia per l’ ”importante risultato raggiunto a Doha” e per ribadire l’intenzione dell’Italia di rafforzare ulteriormente il sostegno politico ed economico alle forze che si oppongono al regime di al-Assad.