Siria. Msf, ‘Preoccupante impatto del conflitto sulla salute nel sud. Serve maggiore assistenza

di Francesca Mapelli * –

L’assistenza umanitaria per le popolazioni del sud della Siria deve aumentare significativamente. È l’appello lanciato da Medici Senza Frontiere (MSF) in due nuovi rapporti che mettono in luce disarmanti bisogni sanitari delle comunità che risiedono nella parte orientale del governatorato di Daraa.
Utilizzando dati esclusivi, gli studi forniscono un quadro preoccupante dell’impatto del conflitto sulla popolazione. Mostrano come la violenza abbia causato lo sfollamento di quasi la metà della popolazione di Daraa est ed evidenziano gravi difficoltà di accesso alle cure per donne e bambini, con un pericoloso aumento di parti in casa e uno scarso livello di assistenza prenatale. Anche i tassi di vaccinazione destano preoccupazione, tanto che il 60% dei bambini al di sotto dei 5 anni non ha ricevuto tutte le dosi di vaccino necessarie per le malattie prevenibili. Infine, per quasi la metà delle famiglie che hanno perso un familiare nei 12 mesi precedenti le ricerche, la causa della morte è legata a un incidente militare.
I risultati dei rapporti sono il frutto di due studi sanitari condotti su larga scala dai team di MSF nella parte orientale del governatorato di Daraa, un’area di circa 200.000 persone, tra il luglio 2016 e il maggio 2017. Per ciascuno degli studi sono state intervistate 4.000 persone riguardo i loro bisogni sanitari e le loro condizioni di vita. Con il conflitto in Siria giunto al suo settimo anno, l’analisi di MSF dimostra che in alcuni casi i bisogni sanitari nell’area sono peggiorati, e indica che l’assistenza per la popolazione siriana e l’accesso delle organizzazioni umanitarie sono insufficienti e devono aumentare significativamente per rispondere ai bisogni in aumento.

Le testimonianze dei medici MSF: “Un’intera generazione è stata distrutta”
“Abbiamo parlato con persone le cui case sono state danneggiate, in alcuni casi più di una volta, da attacchi aerei e vivono in condizioni vulnerabili”, dichiara il dottor Ghassan Aziz, del Centro MSF per l’avanzamento della medicina umanitaria ad Amman. “I nostri dati mostrano come le donne e bambini incontrino le maggiori difficoltà ad accedere a cure adeguate. L’assistenza umanitaria deve aumentare e, in particolare nella Siria meridionale, il modo più efficace di garantirla è attraverso le frontiere”.
“La guerra ha avuto anche profonde ripercussioni fisiche e psicologiche sulla popolazione”, racconta un farmacista di MSF che lavora nel sud della Siria. “Ci sono le ferite fisiche dovute agli attacchi aerei, ma anche quelle meno visibili. Un’intera generazione è stata completamente distrutta”.
Anche se la violenza si è attenuata, il chirurgo di un ospedale di MSF spiega come la guerra abbia distrutto le infrastrutture e causato una carenza di personale sanitario qualificato. “Affrontiamo ogni giorno problemi a tutti i livelli. Per accedere alle cure, le persone sono costrette a spostarsi anche per lunghe distanze e molto spesso, per alcune famiglie, il costo del trasporto è troppo alto per poterselo permettere. Le strutture sanitarie funzionanti sono sempre meno e la maggior parte degli ospedali è scarsamente attrezzata. In alcuni casi i pazienti devono recarsi in due o tre strutture diverse per ricevere cure adeguate, a volte devono arrivare fino a Damasco”.
Secondo il dottor Aziz, se i risultati di questi due rapporti sono preoccupanti, i bisogni sanitari in altre parti della Siria potrebbero essere ancora maggiori. “Sfortunatamente non siamo riusciti a raggiungere e valutare la situazione in altre aree colpite dal conflitto, in cui l’accesso alle cure potrebbe essere ancora più problematico.”

Fornire aiuti: “Serve accesso incondizionato e indipendente”
MSF prende atto del rinnovo da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite della risoluzione 2165 (oggi 2393) che consente alle organizzazioni umanitarie di continuare a utilizzare le vie d’accesso tra le linee di conflitto e i valichi di frontiera per fornire aiuti in Siria. Tuttavia, anche all’interno di questo quadro, ogni giorno le organizzazioni umanitarie faticano a fornire assistenza a 13,1 milioni di siriani che hanno bisogno di aiuto, tra cui 6,1 milioni di sfollati interni e 3 milioni che vivono in aree assediate.
Al momento MSF non è presente nelle aree controllate dal governo, nonostante le ripetute richieste di accesso fatte a Damasco. MSF è preoccupata per la mancanza di alternative all’assistenza transfrontaliera, poiché la distribuzione degli aiuti umanitari continua ad essere limitata, mentre i bisogni restano elevati.
“Fornire aiuti transfrontalieri è vitale per milioni di siriani ed è essenziale per permettere a MSF di rispondere ai bisogni delle persone nel sud della Siria. Resta la necessità di un accesso incondizionato e indipendente per raggiungere le persone più colpite dal conflitto”, afferma Aitor Zabalgogeazkoa, responsabile dell’unità di MSF in Medio Oriente e del Centro MSF per l’avanzamento della medicina umanitaria ad Amman.

Nel 2016, in strutture sostenute o gestite da MSF e nelle cliniche mobili in tutta la Siria, i team dell’organizzazione hanno fornito 372.000 visite ambulatoriali, distribuito 5.300 kit di assistenza medica e assistito 2.000 parti. Altre strutture supportate dai programmi di sostegno di MSF, dove il personale di MSF non è presente, hanno fornito un totale di 2,2 milioni di consultazioni ambulatoriali, 770.000 consultazioni in pronto soccorso e 225.000 interventi chirurgici. MSF non è presente nelle aree controllate dal governo, nonostante abbia ripetutamente richiesto l’accesso a Damasco. Nel 2016, MSF ha impiegato oltre 40 milioni di euro per sostenere i servizi sanitari in Siria, principalmente attraverso le rotte transfrontaliere.

Per approfondire:
I rapporti sono scaricabili a questi link:
Scenario iniziale, luglio 2016: http://archivio.medicisenzafrontiere.it/ONLINE-East-Daraa-Baseline-ok.pdf
Follow up, maggio 2017: http://archivio.medicisenzafrontiere.it/ONLINE-East-Daraa-Follow-up.pdf

Principali risultati dei rapporti
– Nei due studi, una larga percentuale delle famiglie (60,18% nello scenario iniziale e 47% nel follow up) è stata costretta a cambiare il proprio luogo di residenza almeno una volta dal 2011; in oltre il 90% dei casi la causa è da ricondurre alla violenza.
– Nei due studi, il 7,88% (poi 7,6%) delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver perso almeno un membro della famiglia nell’anno precedente e la causa è stata un incidente militare in quasi la metà dei casi (45,1%, poi 43%).
– Nel primo studio, solo il 21% delle persone che ricevevano assistenza sanitaria ogni mese lo faceva in strutture sanitarie formali (la maggior parte le evitava perché spesso soggette agli attacchi); la percentuale è salita al 47% nelle valutazioni di follow-up.
– Il primo studio mostra come il 27% delle famiglie viveva in case distrutte o gravemente danneggiate; nel successivo il dato è sceso al 18%, restando comunque ancora alto.
– I rapporti rivelano cifre preoccupanti sulla copertura vaccinale tra i bambini compresi tra i 18 mesi e i 5 anni: solo il 40% di loro ha ricevuto tutte le dosi di vaccino richieste per le malattie prevenibili.
– I dati sulla salute delle donne riportano un alto numero di gravidanze, bassi tassi di utilizzo della pianificazione familiare, scarsa assistenza prenatale e alti tassi di parti in casa ad alto rischio.

* Ufficio Stampa di Medici Senza Frontiere.