Somalia. Attacco al-Shabaab: uccisi militari e peacekeepers ugandesi

di Elisabetta Corsi

E’ ancora terrorismo in Somalia, dove il gruppo islamista degli al-Shabab ha lanciato un attacco alle truppe dell’Unione Africana nella parte meridionale del paese, azione in cui sono rimasti uccisi dozzine di militari tra cui 4 peacekeepers ugandesi, mentre altri sei sono rimasti.
L’attacco è avvenuto tramite autobomba e uno scontro a fuoco ai danni della base di Bula-Mareer, a 125 chilometri dalla capitale Mogadiscio. Ad avere la peggio è stato un gruppo di soldati ugandesi, che hanno subìto prima una sparatoria nel perimetro della base e in seguito sono stati investiti dalla deflagrazione di due autobombe; la battaglia è durata parecchie ore, tre secondo la popolazione locale.
Sono invece 14 i morti del gruppo islamista.
Secondo le prime ricostruzioni, un pacco di esplosivo sarebbe stato posto nel convoglio dei soldati ugandesi allo scopo di distruggere i loro rifornimenti, facendo così saltare in aria il veicolo. La tv panaraba al-Jazeera ha invece riportato fonti dell’Unione Africana secondo cui sarebbero stati distrutti otto veicoli dei terroristi, incluse due autobombe, e recuperate diverse armi.
Le operazioni militari di peacekeeping dell’Amison sono svolte in quell’area dal 2007. Più di 20mila soldati e poliziotti provenienti da sei nazioni prestano servizio nelle missioni, tra cui 6mila dall’Uganda.
L’Unione Africana prevede di rimuovere gradualmente le sue truppe dalla Somalia per finire definitivamente le operazioni di sicurezza in cooperazione con l’esercito somalo entro il 2020.
I terroristi però non colpiscono solo militari ma anche civili, nella città di El Buur un attacco aereo ha causato la morte di una mamma con il suo bambino e in un altro attacco nel porto di Chismaio hanno perso la vita altrettante tre persone, tutti civili secondo le fonti locali.
Gli al-Shabaab somali, in precedenza affiliati ad al-Qaeda ed oggi all’Isis, hanno controllato fino a non molto fa buona parte della Somalia centromeridionale per poi essere spinti sempre più a sud dalle forze dell’Amisom, missione formata da Burundi, Etiopia, Gibuti, Ghana, Sierra Leone, Kenya, Uganda e Nigeria e supportata dai droni Usa che partono dalla base Gibuti. In particolare il Kenya opera con l’aviazione, truppe di terra e con la marina, il cui intervento è stato essenziale per la liberazione di Chisimaio nel 2012.
Perso buona parte del territorio, i jihadisti si sono dati alla guerriglia ed agli atti di terrorismo, ed è lunga la lista degli attentati che hanno preso di mira anche basi militari ed edifici pubblici nonché obiettivi in Kenya, come campus universitari, autobus di linea e centri commerciali.