Somalia. Iniziato l’attacco a Chisimaio, ultima roccaforte di al-Shabaab

di Enrico Oliari –

Data come imminente da giorni, è iniziata oggi la battaglia per la presa di Chisimaio, ultima roccaforte delle milizie di al-Shabaab, il gruppo qaedista erede della famigerate Corti islamiche.
Alle luci dell’alba la Marina del Kenya ha sottoposto a bombardamento il porto della città somala con lo scopo di indebolirne le difese, mentre si stanno avvicinando da terra i contingenti degli eserciti regolari somalo e kenyota “per – come ha spiegato il colonnello Cyrus Oguna – prendere la città in pochi giorni”.
Responsabili di una scia di attentati, fra i quali gli attacchi alle chiese nel Kenya, gli shabaabiti si riconoscono nel loro leader Ibrahim “al-Afghani”;  negli ultimi anni al-Shabaab, che tradotto significa “partito della Gioventù”, ha de facto controllato il centro-sud del paese africano, ricco di gas e di petrolio, imponendo rigorosamente la sharia ed alimentando le proprie attività con le scorribande e soprattutto con la pirateria. In modo particolare ha alimentato la guerra civile in Somalia, nazione che, per fronteggiare le milizie qaediste, è stata costretta a chiedere l’aiuto in primis del confinante Kenya, di altri paesi della regione ed anche tecnologico (compreso i droni) all’Occidente.
La complicata situazione della guerra civile somala si protrae dal 1986 sotto diverse forme ed ha preso inizio dalle insurrezioni contro il governo repressivo di Siad Barre.
Da allora sono nati e scomparsi diversi gruppi secessionisti ed autonomisti fino, appunto, alla comparsa di al-Shabaab, che comunque già nel 2011 era stata costretta a ritirarsi dalla capitale, Mogadiscio, sia per la terribile carestia alla quale il gruppo qaedista non aveva saputo fornire risposte, sia per l’intervento congiunto dell’esercito somalo e di altri paesi.
Negli ultimi mesi al-Shabaab arruolava giovani e giovanissimi provenienti da tutta l’area alimentando lo spirito religioso e promettendo lauti compensi, e li mandava ad addestrarsi per poche settimane oltre il confine eritreo: si tratta di truppe, per quanto numerose, del tutto inadatte a reggere all’impatto degli eserciti somalo e kenyota.