Spagna. Sanchez bocciato per la seconda volta: si lavora per scongiurare nuove elezioni

di Elisabetta Corsi

Per la seconda volta niente di fatto: Pedro Sanchez non è riuscito ad essere eletto, dal momento che è saltato il progetto di costituire una coalizione di maggioranza con Podemos a causa dell’inconciliabilità di posizioni sostanziali tra cui il ruolo che avrebbe dovuto scoprire lo stesso leader Pablo Iglesias.
Il numero uno dei socialisti spagnoli ha ottenuto 124 preferenze; contro vi sono stati 155 deputati, ma a pesare sono state soprattutto le 67 astensioni che hanno affossato il proposito di Sanchez di chiudere la crisi politica e dare finalmente al paese un governo stabile.
Durante il dibattito alla Camera la tensione era palpabile con schermaglie dialettiche fra i due protagonisti Sanchez e Iglesias, quest’ultimo ben definito dalla portavoce socialista, Adriana Lastra secondo la quale “Lui non ha vinto le elezioni e vorrebbe avere un governo parallelo a quello del Partito Socialista”. Ad un certo punto Sanchez ha dovuto costatare l’impossibilità di proseguire ed ha dichiarato che “Se devo rinunciare ai miei principi e non essere utile al mio paese, è certo signor Iglesias, che io non sarò presidente. Se mi obbliga a scegliere tra essere presidente e le mie convinzioni, scelgo le mie convinzioni”. Ha poi aggiunto che “abbiamo bisogno di un governo coerente, coeso e non di due governi”.
Il capo di Podemos voleva per sé e per il suo partito ruoli chiave, ma per Sanchez non era possibile dare ad individui politici senza esperienza ministeri strategici, ed in particolare quel ministero del Tesoro che Iglesias voleva per Podemos. Sanchez ha spiegato di aver proposto ai possibili alleati altri ministeri, come quello della Sanità, ma Iglesias non ha voluto cedere, forte dei suoi 42 seggi su 350. Per il leader di Podemos “noi vogliamo competenze e non poltrone”, ma ai deputati ha raccontato delle trattative intercorse con Sanchez, il quale avrebbe preteso la garanzia che non venissero formulate proposte radicali, come pure il pieno rispetto della Costituzione, a cominciare dalla questione catalana.
Scontate le critiche degli altri partiti: per il popolare Pablo Casado e il Ciudadanos Alberto Rivera le negoziazioni sono saltate esclusivamente per l’accaparramento e la spartizione delle poltrone.
Oggi Sanchez ha fatto sapere l’intenzione di non arrendersi e di lavorare per tentare di salvare la 13ma legislatura e presentare a re Felipe VI finalmente un governo el paese; ha quindi rivolto un appello a tutte le forze politiche per sbloccare la situazione entro i due mesi necessari al fine di evitare nuove elezioni, che si potrebbero tenere il 10 novembre.