Sud Sudan. Ripresa degli scontri, migliaia in fuga. L’Aeronautica recupera gli italiani

Notizie Geopolitiche –

sud sudan soldatiSta reggendo a fatica la tregua proclamata due gironi fa in Sud Sudan, dopo cinque giorni di ripresa dei combattimenti e centinaia di vittime.
Nel quinto anniversario dell’indipendenza dal Sudan, il 10 luglio i ribelli nuer hanno attaccato un compound del palazzo presidenziale, mentre il giorno successivo i dinka hanno bombardato con l’artiglieria il quartiere della capitale Juba dove si trova il quartier generale del vicepresidente Riek Machar, un tempo suo braccio destro del presidente Salva Kiir.
La situazione nel paese africano è drammatica: nato nel luglio 2011 dalla secessione dal Sudan, il Sud Sudan è uno dei paesi più poveri della Terra, sconvolto da tensioni etniche e con una guerra civile che sembra non conoscere fine. Tuttavia chi controlla il Sud Sudan controlla le importanti risorse minerarie e petrolifere.
Lo scorso 1 giugno il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha stabilito di prorogare di un anno le sanzioni economiche nei confronti delle varie fazioni in lotta nel Sud Sudan: la risoluzione “chiede che i leader del Sud Sudan pienamente e immediatamente aderiscano al cessate il fuoco permanente, in conformità con i loro obblighi derivanti dal contratto”. Viene inoltre chiesto che il Sud Sudan consenta un “pieno, sicuro e senza ostacoli accesso umanitario per contribuire a garantire la puntualità nella consegna di aiuti umanitari a tutti coloro che ne hanno bisogno”.
Sono tuttavia 36mila le persone sfollate dalla ripresa dei combattimenti, e fonti riportano che in 5mila hanno trovato rifugio in una struttura dell’Onu che ospita già dal 2013 28mila profughi.
Con una nota la Farnesina ha comunicato che “Questa mattina un aereo dell’aeronautica italiana è decollato dalla capitale del Sud Sudan per recuperare 30 cittadini italiani che a seguito delle vicende dei giorni scorsi hanno deciso di lasciare Juba.
I connazionali saranno ospitati nella base militare italiana di Gibuti per poi riprendere le rispettive destinazioni. A bordo, oltre al personale dell’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri e personale del Ministero della Difesa, anche cittadini dell’Unione europea che hanno chiesto supporto per lasciare il Paese.
L’operazione è stata realizzata in coordinamento tra Unità di Crisi dell’Italia e degli altri Paesi Ue”.
Nel pomeriggio si è poi appreso che i miliziani ribelli federi la Machar si sono ritirati dalla capitale.