Sudafrica. Nuova politica energetica.

di Valentino De Bernardis –

sudafrica_flagL’impossibilità di soddisfare completamente il fabbisogno energetico interno è una delle questioni più importanti iscritte sull’agenda politico-economica del presidente Jacob Zuma per il suo secondo mandato. Proseguendo  il lavoro iniziato nel marzo 2011 con la promulgazione dell’Integrated Resource Plan (IRP) 2010-2030, il nuovo gabinetto, in carica da maggio 2014, si ripromette non solo di soddisfare la maggiore domanda di energia, ma anche di diversificarne la produzione, ancora fortemente dipendente dal carbone (77% del totale prodotto).
Il passaggio del dicastero dell’Energia da Ben Martins a Tina Joemat-Pettersson  (già ministro dell’Agricoltura, Foresta e Pesca dal 2009-2014), si è tradotto in un rinnovato dinamismo in campo di cooperazione internazionale nel settore energetico, e più nello specifico di un sostenuto rilancio del programma nucleare ad uso civile.
Il Sud Africa è l’unico paese del continente ad ospitare una centrale nucleare, situata nei pressi di Koeberg a circa 30 km a nord di Città del Capo sulla costa occidentale. Il programma nucleare sudafricano risale al 1975 a seguito di un accordo firmato dal governo dell’apartheid con l’azienda francese Framatom (Franco-Américaine de Constructions Atomique, oggi Areva) per la costruzione di due reattori ad acqua pressurizzata entrati in funzione nel 1984 e 1985, con una produzione giornaliera di 970 e 940 megawatts (il 6% dell’odierna produzione elettrica nazionale).
Per perseguire l’obiettivo di aumento della produzione di energia nucleare a 9.600 megawatts entro il 2030, cioè a dire il 23% dell’energia elettrica prodotta, il nuovo governo di Pretoria tra settembre e novembre 2014 ha stipulato molteplici accordi di cooperazione internazionale.
Il primo in ordine cronologico è stato firmato il 21 settembre con l’Agenzia Russa per l’Energia Atomica (Rosatom) per la costruzione di 8 reattori entro il 2023 per un giro d’affari tra i 40 e i 50 miliardi di dollari. Di questa totalità, secondo il direttore dell’Agenzia Sergey Kirienko, quasi 10 miliardi di dollari dovrebbero portare un beneficio concreto sulla popolazione locale africana (tra ricavi per le piccole e medie aziende locali e incremento dell’occupazione). L’accordo rientra nel quadro di un partenariato strategico a lungo termine tra i due paesi.
Il secondo trattato è stato firmato il 14 ottobre dal ministro Joemat-Pettersson e il capo della diplomazia francese Laurent Fabius, partner storico e affidabile per lo sviluppo atomico sudafricano. Il nuovo accordo prevede oltre la creazione di un processo di approvvigionamento nucleare, anche la gestione del combustibile in esaurimento da parte francese, così che Parigi possa trovare un accordo con Tokyo per il trasferimento della tecnologia nipponica, e raggiungere gli obiettivi dell’IRP 2010-2030. Se da un lato l’ambizioso piano di Zuma si prefigge di far diventare il paese completamente autonomo in campo energetico, dall’altro i costi dell’operazione diventano sempre più alti, specialmente per ciò che concerne i rischi politici e sociali a cui l’anziano presidente dovrà far fronte.
Per concludere il 7 novembre sono stati firmati accordi di cooperazione con la Cina, nella persona del direttore dell’Agenzia Nazionale per l’Energia Wu Xinxiong, che avvia la fase preparatoria per un futuro utilizzo della tecnologia cinese in Sud Africa.
Il trattato siglato con la Cina quasi certamente non sarà l’ultimo, dato che Pretoria sta già ponendo le basi per un ulteriore accordo con Tokyo e poter usufruire anche dell’esperienza e della tecnologia nipponica nel settore.
La realizzazione dell’IRP 2010-2030 rischia di avere dei costi politici e sociali elevati per l’anziano presidente. Se è vero che da un lato esso appare indispensabile per rilanciare l’economia del paese, dall’altra crea enorme malcontento nella popolazione a causa della poca trasparenza con cui sono stati firmati i contratti (specialmente quello siglato con la Rosatom). L’aver ceduto lo sviluppo del settore atomico a multinazionali straniere diventerà certamente terreno di un forte scontro politico, e ad approfittarne sarà certamente l’ala della sinistra estrema, rappresentata in parlamento dall’Economic Freefom Fighter e da quel Julius Malema, giunto terzo nell’ultima competizione elettorale, e il più irriducibile avversario politico  di Zuma.