Sudan. al-Burhan in Turchia, Erdogan vorrebbe fare da mediatore

di Saber Yakoubi

Il presidente del Consiglio di sovranità sudanese, Abdel Fattah al-Burhan, si è recato oggi nella capitale turca Ankara in visita ufficiale, nel contesto dei colloqui regionali avviati due settimane fa.
In una dichiarazione rilasciata dal Consiglio di sovranità di transizione si legge che, durante la visita la cui durata non è stata specificata, al-Burhan avrà colloqui con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, e che affronteranno lo stato delle relazioni bilaterali tra i due paesi e le modalità con cui rafforzarli, nonché questioni di interesse comune tra i due paesi.
Al-Burhan, che ricopre anche la carica di comandante dell’esercito sudanese, è accompagnato nella sua visita dal ministro degli Affari esteri Ali al-Sadiq, dal direttore dei servizi segreti generali Ahmed Ibrahim Mufaddal e dal direttore generale del Sistema delle industrie della difesa, Mirghani Idris Suleiman.
Lo scorso maggio Erdogan ha espresso nel corso di una telefonata con al-Burhan la disponibilità di Ankara ad ospitare “negoziati globali” per porre fine al conflitto in corso in Sudan, ma nessuna delle parti in conflitto ha risposto ufficialmente a questa iniziativa.
La visita di al-Burhan in Turchia è la quinta dopo Egitto, Sud Sudan, Qatar ed Eritrea dallo scoppio dei sanguinosi combattimenti tra l’esercito sudanese e le forze di supporto rapido a metà aprile, che continuano ancora oggi.
L’esercito sudanese, guidato da Abdel Fattah al-Burhan, e le Forze di supporto rapido, guidate da Muhammad Hamdan Dagalo (Hemedti), si scambiano accuse di responsabilità per aver iniziato i combattimenti e aver commesso violazioni durante gli scontri, che diverse tregue non sono riuscite a fermare e che secondo le Nazioni Unite hanno provocato più di 3mila morti, la maggior parte dei quali civili, e più di 5 milioni di sfollati e rifugiati all’interno e all’esterno del Paese.
Nel contesto degli sforzi per trovare una soluzione al conflitto in Sudan, i paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (tra cui Qatar, Emirati, Bahrein, Arabia Saudita, Sultanato dell’Oman e Kuwait) hanno espresso preoccupazione per le ripercussioni dell’attuale crisi del Sudan, sottolineando la necessità della calma, dando priorità al dialogo e all’unificazione delle forze militari, ma anche contrastando qualsiasi ingerenza esterna nella questione. Ciò è quanto risulta dalla dichiarazione congiunta dei paesi del GCC, rilasciata dall’ambasciatore Idris bin Abdulrahman al-Khanjari, rappresentante permanente del Sultanato dell’Oman presso le Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali a Ginevra, davanti al Consiglio per i diritti umani durante il dialogo interattivo sul Sudan.
Sia Riyadh che Washington hanno diretto i colloqui tra le due parti del conflitto in Sudan, che si sono svolti nella città saudita di Jeddah: sono riusciti ad annunciare diverse tregue, ma non a raggiungere una soluzione che ponesse fine ai combattimenti.