Teheran saluta al-Abadi. Ma sotto potrebbe esserci la secessione del Kurdistan

di Ehsan Soltani –

barzani nechirvan idrisContro le aspettative dell’ormai ex premier iracheno, lo sciita Nouri al-Maliki, l’Iran ha dato pieno appoggio alla scelta di Washington di spingere per l’elezione di un Primo ministro alternativo, nella fattispecie Haidar al-Abadi (comunque sciita e compagno di partito di al-Maliki), ed ha ufficializzato tale gesto inviando ad al-Abadi gli auguri per la nomina.
Spiazzato, ad al-Maliki non è rimasto altro da fare che accettare la batosta, pur chiedendo all’esercito, a lui fedele, di non assumere iniziative.
L’Iran sembra comunque guardare con più interesse al Kurdistan iracheno che all’Iraq, tant’è che nella sua recente visita a Teheran il Primo ministro della Regione autonoma, Nechirvan Idris Barzani, è stato ricevuto con issata solo la bandiera del Kurdistan e non, come è di prassi, quella del Kurdistan accompagnata a quella dell’Iraq: si tratta di un gesto che si presta ad interessanti letture nel quadro geopolitico locale e nel numero in crescita di paesi che potrebbero appoggiare la nascita di uno Stato curdo.
Anche la Turchia, paese che, come Israele, sta per importare il petrolio curdo, ha cambiato la propria posizione in materia di Kurdistan – Stato: il portavoce dell’Akp del premier Erdogan, Huseyin Celik, ha dichiarato in luglio al Financial Times che “In passato un Kurdistan indipendente era una ragione di guerra per la Turchia, adesso nessuno può più sostenerlo. Noi non incoraggiamo l’indipendenza, ma, se dovesse accadere, ce ne convivremo”.
Potrebbe essere tuttavia la comunità internazionale ad appoggiare la nascita di una nazione curda, proprio alla luce della resistenza opposta all’avanzata dell’Isil, l’unico muro che si è opposto ai qaedisti in Iraq, mentre il al-Maliki, premier per due volte, ha tergiversato fino a trovarsi gli invasori sulla porta di casa.

Nella foto: il Primo ministro della regione autonoma del Kurdistan Irq., Nechirvan Idris Barzani