Togo. Dimissioni del Governo e prospettive politiche

di Valentino De Bernardis –

zunu seleagodjiCon uno scarno comunicato stampa la presidenza della Repubblica togolese ha annunciato di aver accettato, conformemente a quanto esplicitato nell’articolo 66 della costituzione nazionale, le dimissioni del primo ministro Séléagodji Ahoomey-Zunu, e di tutto il suo esecutivo.
La decisione del 22 maggio di Ahoomey-Zunu, non ha rappresentato affatto una sorpresa, ma anzi il completamento del processo di rinnovamento delle cariche istituzionali cominciato lo scorso 25 aprile con le elezioni presidenziali, e l’inizio del terzo mandato del presidente della Repubblica riconfermato Faure Gnassingbé.
Sebbene il lungo strascico di contestazioni e denunce di brogli post-elettorali non sia ancoraterminato, con il principale sfidante dell’opposizione Jean-Pierre Fabre autoproclamatosi vincitore,la formazione di un nuovo governo potrebbe essere una buona opportunità per Gnassingbé, e la maggioranza parlamentare che lo sostiene, per cercare un canale di dialogo con una parte dei partiti dell’opposizione.
Difatti, se da una parte in molti esponenti dell’opposizione vi è una forte ostilità a prendere parte alla formazioni del futuro governo, come ripetuto anche nell’ultima settimana da Dodzi Apévon
Paul, presidente del Comité d’Action pour la Renouveau (CAR), dall’altra troviamo delle posizioni di chiusura meno netta ad una tale evenienza, come ad esempio quelle di alcuni membri del Nouvel Engagement Togolais (NET) o dell’Organisation pour Batir dans l’Union un Togo Solidaire (OBUTS).
La formazione di un esecutivo condiviso da più parti, o almeno non osteggiato, aprirebbe una nuova stagione politica in Togo, evitando così un intensificarsi dello scontro politico che potrebbe avere ripercussioni negative sugli investimenti diretti esteri in entrata. Seguendo la consuetudine non scritta di una rotazione della carica di primo ministro tra le diverse regioni del paese, il candidato ideale dovrebbe provenire da una regione del sud, possibilmente della regione del Plateaux (la seconda regione del paese in termine di estensione, ma la seconda in
termini di abitanti). Tuttavia, non è da escludersi in alternativa, la candidatura di un rappresentante politico proveniente dalla regione Marittima (prima regione in termini di numero di abitanti, ma ultima in termini di grandezza), centro di forti interessi politici ed economici dove si trova la capitale Lomé.
Qualora quest’ultima ipotesi dovesse concretizzarsi, ad oggi i nomi maggiormente spendibili sono quelli di Victoire Sidémého Dzidudu Dogbe Tomegah, e di Messan Agbéyomé Gabriel Kodjo.
Prima donna a ricoprire la carica di direttrice del gabinetto presidenziale, e attuale ministro dello sviluppo, Dogbe Tomegah nata nella prefettura di Vo, rappresenta una importante sintesi tra continuità e rinnovamento delle istituzioni togolesi, sebbene con una presa non forte con la base elettorale.
Di contro Gabriel Kodjo, originario della prefettura di Yoto può rivendicare una maggiore popolarità e una maggiore conoscenza della macchina statuale per aver ricoperto già in passato la carica di primo ministro, anche se la sua nomina potrebbe rappresentare l’anticamera ad una futura scalata alla presidenza nazionale.
Complessivamente, chiunque venga eletto a capo dell’esecutivo, si troverà a dover affrontare innumerevoli problemi di difficile soluzione, dalla modifica alla costituzione, ai rapporti con l’opposizione, al rilancio e alla realizzazione delle riforme economico-sociali nel quadro del programma Vision 2030.

Nella foto: Séléagodji Ahoomey-Zunu

@debernardisv