di Guido Keller –
Il presidente Usa Donald Trump intende andare dritto per la sua strada e, dopo aver liquidato sul tema Angel Merkel in occasione del recente incontro di Washington, è tornato a scaldare i suoi elettori repubblicani parlando di un’”Europa nata per sfruttare gli Usa”, che non gli piace perché contrasta sul piano economico e che sta lavorando per dividerla.
L’intenzione di Trump, che dovrà essere esplicitata entro martedì, è quella di introdurre dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle di alluminio com’è stato per la Cina, cosa che ha avviato una guerra commerciale che si sta ingigantendo e che al momento ha visto l’imposizione di tasse su oltre 1.350 prodotti.
Fallita la missione di Merkel a Washington, la cancelliera tedesca si è incontrata con la collega britannica Theresa May e il presidente francese Emmanuel Macron per affermare che “Gli Usa non devono prendere alcuna misura commerciale contro l’Ue, altrimenti l’Ue sarà pronta a difendere i propri interessi nel quadro delle regole del commercio multilaterale”. Dall’incontro di ieri è emerso anche un nuovo riposizionamento sul Jpcoa, l’accordo sul nucleare iraniano, dopo che sia Macron che Merkel avevano dato evidenti segni di cedimento nei confronti di un presidente Usa che non ha mai fatto mistero di volerlo mettere in discussione. Per i tre leader europei l’accordo del “5+1” del 2015 rimane “lo strumento più adatto per impedire a Teheran lo sviluppo di testate nucleari”.
Il punto è se l’Unione Europea sarà in grado di rimanere saldamente unita o se si frantumerà davanti agli accordi commerciali che Trump vorrebbe stipulare con i singoli stati, in particolare Germania, Italia, Francia e Gran Bretagna, lasciando indietro gli altri 23. Per l’Unione Europea si tratterebbe di una prova sulla propria tenuta: se i vari stati dovessero trattare autonomamente vi sarà la spaccatura a cui Trump sta lavorando, il “dividi et impera”, che farà venir meno il significato stesso di “Unione Europea”.
