Tunisia. Migranti: memorandum di Meloni e Ue con Saied, soldi per tenerseli

Ma il rischio è quello di una pentola a pressione pronta a esplodere.

di Enrico Oliari –

La premier italiana Giorgia Meloni è tornata Tunisia con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro (dimissionario) olandese Mark Rutte per incontrare il presidente Kais Saied e obbligarlo a tenersi i migranti attraverso un memorandum d’intesa. Non si tratta del primo incontro del genere, ma fino ad oggi Saied è sempre apparso meno malleabile di quello che a Roma e a Bruxelles ci si immaginava, nonostante la grave crisi economica, politica e sociale su cui fare leva. A cominciare dall’appoggio politico al prestito da 1,9 miliardi del Fmi, che sbloccherebbe altri 900 milioni di euro a interesse agevolato dall’Unione Europea dando il supporto necessario alla Tunisia per non fare la fine del Libano e andare in default.
Saied ha spiegato in più occasioni di non essere intenzionato a divenire il guardiano di un enorme campo profughi, ma è un dato di fatto che solo di recente i motoscafi e i soldi dati dall’Italia sono serviti a rallentare il flusso migratorio, con già 10mila migranti sbarcati sulle coste italiane nella prima metà del mese di luglio, più di 75mila dall’inizio dell’anno. E se i migranti, con le loro storie drammatiche e le loro difficoltà si trovano bloccati in un paese dove il sistema dell’accoglienza non è dei migliori, aumentano i problemi di convivenza, e nei giorni scorsi le proteste anche violente della popolazione a Sfax hanno portato all’allontanamento dei sub sahariani dalla seconda città del paese.
Il memorandum d’intesa preparato dagli sherpa prevede anche in regalo alla Tunisia di 150 milioni di euro dei contribuenti europei per sostenere il bilancio, più un altro regalo di 105 milioni di euro per il controllo delle frontiere e il contrasto ai trafficanti, anche se questi ultimi sguazzano nel mare di corruzione tunisino.
Oltre ai migranti si è discusso anche di energia, prospettando una forte cooperazione fra la Tunisia e l’Unione Europea fatta di investimenti (dalla Tunisia passa il gasdotto Mattei – Transtunisino che porta il gas in Italia e da lì in Europa). Musica per le orecchie di Saied, il quale ha la necessità di far uscire la Tunisia dal cul de sac in cui si è infilata, vuoi per le scelte politiche, vuoi per la congiuntura internazionale.
Non è stata inedita la presenza di Mark Rutte all’incontro presso il palazzo di Cartagine: in vista delle elezioni anticipate il dimissionario premier olandese vorrebbe lasciare al suo Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia l’eredità di qualche successo, dopo aver trasformato la pacifica Olanda in un campo di battaglia. Accanto alle polemiche per la gestione dei migranti e per il problema case, l’ultraecologismo di Rutte ha portato, con il beneplacito di Bruxelles, a espropriare migliaia di campi agricoli di uno dei principali paesi produttori dell’agroalimentare del mondo, e persino a obbligare gli allevatori alla riduzione delle vacche per salvare l’atmosfera. Ha già annunciato di voler lasciare la politica.
Al termine dell’incontro von der Leyen ha twittato che “Il teamEurope è tornato a Tunisi. Eravamo insieme un mese fa per lanciare una nuova partnership con la Tunisia. Oggi la portiamo avanti”.
Resta da vedere se il memorandum funzionerà di fronte agli sconvolgimenti politici, climatici e sociali che sconvolgono il continente africano e non solo, o se la Tunisia sarà semplicemente il coperchio di una pentola a pressione pronta ad esplodere.