Tunisia. Prima seduta per le vittime dei regimi di Bourghiba e di Ben Alì

di Saber Yakoubi –

tunisi-seduta-per-vittime-repressioneTUNISI. Ha preso il via ieri a Tunisi la prima seduta di ascolto e di lettura dei 65mila fascicoli sul caso delle vittime dei regimi di Ben Ali e di Habib Bourghiba, occasione per la Tunisia di fare i conti con la sua storia recente.
La commissione “Verità e Dignità” è stata scelta dall’Assemblea costituente con il compito di fare luce sui molti casi di repressione che hanno visto oppositori politici venire uccisi, torturati ed ingiustamente reclusi.
Bourghiba fu presidente della Tunisia per 30 anni, dal 1957 al 1987, quando venne deposto con un golpe morbido detto “Dei camici bianchi”, in quanto fu fatto interdire per sostituirlo con Zine El-Abidine Ben Ali, che rimase in carica per altri 23 anni, fino alla Rivoluzione del 2011.
Golpe dietro al quale vi fu l’Italia di Bettino Craxi, poi morto ad Hamma0met, come testimoniò in commissione stragi nel 1999 Fulvio Martini, per sette anni a capo del Sismi e come riprese un esponente del ministero degli Esteri per il quale “Fu l’Italia a costruire nel giro di un paio di anni la successione indolore fra Bourghiba e Ben Ali. Furono Craxi, Andreotti, il capo del Sismi Martini, il capo dell’Eni Reviglio a garantire una rete di sicurezza al “golpe costituzionale” che Ben Alì mise a segno la notte fra il 6 e il 7 novembre dell’87″ (1).
Oggi a Tunisi protagonista vuole essere la giustizia, perché le vittime di quei regimi ed i loro famigliari la chiedono e ne hanno diritto.
La prima giornata di seduta è stata pubblica, la sala affollatissima, molta la stampa internazionale. Non è tuttavia passata inosservata l’assenza del presidente tunisino Beji Caid Essebsi, per il quale non vi sono stati neppure rappresentanti, mentre vi erano esponenti del governo e di molti partiti politici.
In aula i famigliari dei primi cinque casi di vittime hanno portato le loro testimonianze, facendo ripiombare la Tunisia nei suoi anni più bui; il clima in sala è stato cupo, pesante, e con tutta probabilità sarà così nei prossimi giorni.
Ben Alì, condannato in contumacia a 90 anni di carcere, oggi è esule a Jedda, in Arabia Saudita.
Da più parti questo giorno è considerato una vittoria per il paese, per la libertà e la democrazia, ma oggi in Tunisia sono ricomparsi volti legati all’ancien régime, spesso imprenditori, uomini d’affari e proprietari di media spariti per tre anni: hanno riacquisito visibilità e preso le parti del precedente dittatore in un quadro che vede il paese schiacciato dalla crisi economica, dalla disoccupazione e dal rischio terrorismo, quasi a dire che si stava meglio quando si stava peggio. In antitesi con la Tunisia di oggi e quella di domani, con un popolo che non ha dimenticato e che oggi è presente nell’aula della commissione “Verità e Dignità”.