Tunisia. Scontri salafiti – polizia: morto ieri un ragazzo a Susa. 162 gli arresti

dal nostro inviato Ghazy Eddaly –

Sono state ore di vero e proprio terrore quelle trascorse in diverse città della Tunisia per via degli scontri fra i salafiti e le Forze dell’ordine: ad infiammare gli animi sono state alcune opere disposte in una galleria privata ritenute dissacratorie dai salafiti, ma in breve vi sono stati incidenti in diverse città. 
Due giorni fa il palazzo presidenziale è stato presidiato dall’esercito, mentre la polizia ha provveduto ad evacuare i pub più frequentati nel quartiere della Marsa, dove è più fitta la presenza di stranieri.
A quanto si è appreso sono state arrestate 162 in particolare a Susa (Sousse) e a Jendouba; sono stati sparati diversi colpi di arma da fuoco ed a Susa, città costiera, è morto ieri mattina un giovane colpito alla fronte da un proiettile. Si chiamava Fahmi el Ouni, aveva 23 anni ed era uno studente universitario originario di Tataoiune.
Ieri notte è stato introdotto il coprifuoco in 9 province ed al momento la situazione sembra tranquilla: si spera che non vi sia chi prenda in mano le armi, facilmente reperibili nella vicina Libia.
In un’intervista Rashid Ghannushi, ideologo e fondatore del partito islamico-moderato di Ennahda, al governo del paese, ha dichiarato che dovranno essere i partiti che hanno perso le elezioni a prendersi le responsabilità di quanto accaduto.
Le tensioni nel paese magrebino si susseguono ormai a ritmo crescente da alcuni mesi ed alla base non vi sarebbero solo motivi ideologici, ma anche la difficile situazione economica e l’alto tasso di disoccupazione che stanno interessando la Tunisia post-rivoluzionaria.
Nonostante le avvisaglie fossero ormai molte, sembra comunque che il governo abbia sottovalutato la potenzialità delle proteste dei salafiti, se si pensa che solo il 23 aprile scorso il ministro degli Affari religiosi, Noureddine Khadmi, si era limitato a dire, dopo gli atti dissacratori contro alcune chiese e sinagoghe e gli appelli ad uccidere gli ebrei, che quello dei salafiti “è un effetto collaterale della rivoluzione” e che il fenomeno “non deve essere affrontato con soluzioni di sicurezza o con misure straordinarie, ma attraverso una strategia basata sugli aspetti ideologici e scientifici e sul dialogo, lontana dallo scontro e dalla violenza”; il ministro della Giustizia Nureddin Bhiri, aveva avvertito: “Io dico a queste persone (i salafiti, ndr) le quali pensano che lo Stato abbiaa paura di loro, che la passeggiata è finita e che coloro che superano le linee rosse saranno puniti”.
In più hanno visto fra le file dei salafiti degli agitatori infiltrati (sono state sequestrate persino barbe false), mentre solo pochi giorni fa il capo di al-Qaeda, al-Zawahiri, era intervenuto con un messaggio in cui invitava i tunisini a dissociarsi, reo di aver accettato la Costituzione repubblicana e di non aver introdotto la sharia.