Un anno fa la morte di Gheddafi. Luci e ombre nella Libia di oggi

di Elisa La Gala –

Il 20 ottobre di un anno fa veniva catturato ed assassinato Gheddafi; la sua uccisione, le cui immagini fecero il giro del mondo, segnarono per la Libia la fine di una dittatura durata 42 anni.
In pochi mesi la Libia ha superato con successo le prime “prove di democrazia” : le elezioni svoltesi lo scorso luglio hanno ottenuto il plauso degli osservatori internazionali, il Governo di Transizione si è dimesso spontaneamente come aveva promesso, lasciando il campo al Congresso neo-eletto. Le elezioni del Presidente del Congresso e del Primo Ministro, Abu Shagur prima e Zidan dopo, si sono svolte con trasparenza in diretta televisiva. 
Tuttavia il percorso verso la democrazia è fatto di luci ed anche di ombre. Nelle ultime settimane si registrano infatti tensioni nel paese, anche in considerazione dei prossimi importanti eventi politici.
A Bani Walid, ultima fortezza gheddafiana, dilaga da giorni una terribile guerriglia tra le milizie filo- governative ed i fedelissimi di Gheddafi, costata ad oggi 26 morti e circa 200 feriti. Negli scontri è rimasto ucciso anche Khamis Gheddafi, il figlio più giovane del Colonnello. Bani Walid dimostra che nel paese ci sono ancora varie zone fuori dal controllo delle forze filo-governative.
La massiccia presenza di armi rappresenta un elemento di forte insicurezza ed instabilità e la riconsegna spontanea delle armi, avviata tre settimane fa a seguito delle manifestazioni contro il disarmo delle milizie, sembra non aver avuto i risultati sperati. 
La ricostruzione stenta a partire ed il quadro politico e legislativo instabile scoraggia le imprese straniere ad investire ed a contribuire alla ripresa dell’economia.
Dal punto di vista strettamente politico, il Congresso Nazionale sembra non riuscire a superare le divisioni interne. Nessuna decisione è stata ancora presa rispetto alla Commissione Costituzionale ed alle modalità della sua istituzione (nomina oppure elezione diretta, con un conseguente allungamento dei tempi per il processo costituente nel secondo caso).
Il Primo Ministro Abu Shagur è stato sfiduciato a poco piu di un mese dalla sua elezione, dal momento che il governo che aveva presentato non aveva convinto il Congresso. Il neo-eletto Premier Zidan ha ora l’onore di esprimere a stretto giro (entro le prossime due settimane) un Governo che raccolga il consenso delle varie correnti che animano il Congresso.
Il quadro è complicato dalla impazienza dei cittadini che del cambiamento vogliono vedere i segni tangibili. E’ necessario infatti implementare le riforme per passare ad un’economia di mercato, identificare i settori chiave per il rilancio dell’economia, smantellare la cultura dei sussidi statali puntando ed investendo sulle risorse umane, sulla loro valorizzazione per il cambiamento culturale del paese. Occorre fornire un quadro legislativo che definisca regole certe per gli investimenti delle imprese libiche e straniere, garantire i diritti di proprietà.
Queste sono solo alcune delle riforme da implementare che presuppongono istituzioni forti ed una vision chiara. La capacità del Primo Ministro Zidan di esprimere un governo che soddisfi le varie anime della Libia sembra davvero l’elemento determinante per il prossimo futuro. Un Governo di unità nazionale accettato da tutte le parti politiche rappresenta la conditio sine qua non per la stabilità e la costruzione dell assetto costituzionale e legislativo del paese.
Al contrario, l’incapacità di esprimere un governo soddisfacente potrà consegnare il paese ad un nuovo periodo di disordine ed instabilità.