USA. Altre reazioni (di fuoco) sul “Datagate”

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MccainL’affaire Snowden, cioè relativo al giovane informatico che ha svelato il programma statunitense della National Intelligence Agency per spiare gli utenti su internet, salvo poi riparare ad Hong Kong e chiedere asilo all’Ecuador (al momento si troverebbe presso l’aeroporto di Mosca), si sta rivelando in un pasticcio diplomatico degno dell’epoca della Guerra fredda: l’ex segretario di Stato Hillary Clinton se l’è presa con la Cina, colpevole, a suo dire, di non aver risposto positivamente alla richiesta di estradizione. “Questo tipo di azioni – ha detto la Clinton da Los Angeles – non solo sono dannose per i rapporti tra Stati Uniti e Cina, ma fissano anche un cattivo precedente”, che potrebbe avvalersi sugli “intricati accordi internazionali su come i Paesi rispettano le leggi, e in particolare i trattati di estradizione”.
Più caustico il senatore repubblicano John McCain, il quale ha ribattuto al ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, che aveva dichiarato in mattinata che la Russia non ha nulla a che fare con Snowden e che “i tentativi di accusare la Russia di violare le leggi americane, (rappresentano) quasi in un complotto”: “Per i russi – ha dichiarato John McCain all’emittente televesiva CNBC – dire che Snowden non è nell’aeroporto di Mosca ricorda i giorni della Guerra Fredda, dove ogni bugia era per loro sufficiente”, per cui gli Stati Uniti “dovrebbero cancellare” le relazioni con la Russia. “Non so quali pressioni immediate possiamo fare oltre a quelle diplomatiche”, ha poi aggiunto il senatore, che era candidato alle presidenziali del 2008 in opposizione ad Obama. “Putin – ha continuato – continua a mettere le dita nei nostri occhi”, è “un vecchio colonnello del KGB”.
Di quella che sta sempre di più prendendo i contorni di una crisi diplomatica, McCain ha dato la colpa alla presidenza Obama: “è il prezzo da pagare” per una leadership “impotente”.